RE NUDO - Anno VI - n. 33 - 1975

RE NUD0/18 VISIONI DI CODY, JACK KEROUAC, Arcana edi– trice, L. 5.500 • Scrivo questo libro perchè tutti siamo destinati a morire - nella solitudine che è la mia vita - morto mio padre - morto mio fratello - mia ma– dre lontana - mia sorella e mia moglie lontane - nulla qui, tranne le mie tragiche mani -•. Un li– bro scritto per amore, per amore regalato al mondo. In realtà nato non come libro, ma come • studio• di 600 pagine, contemporaneo al romanzo • Sulla strada •. Lo stesso Kerouac, nel 1959, nella prefa– zione ad alcuni brani pubblicati con il titolo • Ex– cerpts from Visions of Cody • definisce il suo me– todo come • verticale •. contrariamente al metodo • orizzontale • di • Sulla strada •. Verticale nel sen– so che il protagonista, Neal Gassady, che in On The Road si chiama Dean Moriarty e qui si chiama Cody Pomeray, è visto nel suo rapporto verticale e meta– fisico con l'America e quindi con la vita. e quindi con la morte. Per questo i richiami alla morte non sono estetiz– zanti o letterarie masturbazioni, ma parte di quel • Tutto • che è il Signore, • King and Sir, my Lord, God •. Rapporto metafisico ma non libro metafisico, libro fatto di tanti modi; il dialogo; la descrizione; la tradizione di nastri; lo • sketshing •, come dice lo stesso Kerouac, uno scrivere suo come ispirato alle improvvisazioni dei grandi solisti di bop, so– prattutto al suo idolo, Charlie • Bird • Parker. Descrivere lasciandosi andare all'ispirazione, fino alla perdita di conoscenza, scrivere sotto l'effetto del peyote, scrivere queste• Visioni • e di queste • Visioni •. Scrivere come lettere di Neal Cassady, un ritmo sconvolgente, che pure riesce ancora • il– luminato •, come un sax tenore selvaggio. Le 600 pagine di • note • da aggiungere a • Sulla strada • sono ormai diventate una cosa a parte, una cosa diversa, apparentemente meno unitaria, in real– tà meno peritura e meno degradabile, passato il beat, passato il jazz • selvaggio •, ma anche passa– ta la generazione dei fiori, e il rock e il blues, per– dute le illusioni del dissenso, tutte queste cose che nonostante tutto profumavano ancora delle tre doc– ce quotidiane, una al mattino, una al break e una prima di andare a dormire. E finite le buone Inten– zioni hippie-ecologlche. Così. nel 1972 negli States, e nel 1974 in Italia (con il viatico di Allen Ginsberg nel 1972, con quello di Fernanda Pivano nel 1974) le • Visioni • ci ar– rivano come quel regalo che Kerouac voleva far– ci, dopo aver appeso alla gruccia del dejà-vu gli abiti scomodi, consumati e consumisti di profeta di quella generazione perduta che si è perduta sol– tanto nelle intenzioni, oppure si è calvanisticamente dedicata alla gestione della sua propria perdizione. Kerouac • postimo •, dopo aver fatto in vita la fine di autore • de chevet • a una generazione di bam– bini capricciosi, di figli del • welfare •. che spu– tano nella steak del babbo. Dopo la • deproteiniz– zazione • dei fianchi d'America, dopo la penitenza sulle colpe dei padri, forse la liberazione, il tem– po ritrovato, non nella memoria ma nella contempo– raneità. La prova che forse non abbiamo più biso– gno di Bibbie, anche se la nostra Bibbia selvaggia si chiamava On The Road. FALLO DA TE Manuale pratico di vita quotidiana alternativa, Ar– cana editrice L. 2.000 Giannino Malosi, Mizio Turchet, Flavio Vida, Giu– sepe Galante (Pini), Franco Cadi, Roberto Noé, con Anna, Elisabetta, Carlo Angilotti e Corrado Criscia– ni formavano l'Agenzia responsabile di questo libro e che, dicono, alla fine è esplosa. Per l'intensità delle buone • vibs •, come un buon acuto spezza i cristalli. Se lo sono fanno da sè questo libro con tanta gioia ed entusiasmo che anche a leggerlo ti va giù, glup, prima di avere· qualche intenzione di usarlo; che del resto non è il suo primo scopo, di deturnarle, di riciclarle, di riinventarle, di usare l'u– sato, di costruire case con la • merda • senza che siano di sterco secco, ma con l'avvertenza che • la nuova tecnica non si impara in nessun luogo perchè è la rottura con tutto ciò che esiste •. Dun– que più una cosa di testa che di mano: contro la cultura della merce la contro-cultura dei materiali, rovesciare le istruzioni per l'uso in usi istruttivi, scoprire che l'impiego ad hoc non è mai quello del progetto tecnologico e che assieme alla funzione si ribalta la ideologia che la esprime. Bisogna te– nere gli occhi ben aperti alle occasioni perchè • Materializzare la libertà è prima di tutto sot– trarre a un pianeta addomesticato qualche parcel– la della sua superficie •. Ad ogni pagina fra le istruzioni e i disegni costruttivi di un Igloo, un tepee, una cupola geodesica, fra il suggerimento di consigli che arth Mother o i alla manica 1u il perchè che il come. perchè sia chiaro che non ci si rivolge alle • manine d'oro• o ali'• economo domestico•, che si pensa alla dimensione totale non all'hobby o al tempo libero. Il problema di Robinson C.o le barricate di Blanqui, come vivere con una capra o rifare il filo alla lametta usando il segreto della grande piramide non sono. soggetti da manuale di bricolage ma modi per fare a pezzi I manuali. La ragione del fare sta anzitutto nel farsene una ra– gione. GRUPPO DI DRAMMATURGIA 2 DELL'UNIVERSITA' DI BOLOGNA. « Il GORILLA OUADRUMANO » Fel– trinelli, L. 2.500. Un gruppo di compagni che lavorano all'Università di Bologna vanno in giro per l'Italia (Morro Reatino, Porto Marghera, Novi di Modena, Ramiseto, Succi– so. Cinquecerri, Pietra di Bismantova. e tanti altri posti) a raccontare la storia del gorilla quadrumano in un tentativo di • fare teatro e fare ricerca •, nella consapevolezza di non essere tanto portatori di cul– tura quanto cercatori di cultura. Il libro, scritto collettivamente, è la storia di questo viaggio, di queste salite e discese del gorilla nei paesi sconosciuti. Le rappresentazioni, gli incontri, le reazioni, gli amici, i nemici, tutto quello che è successo. anche i pensieri. • parti segnate •. (dalla prefazione di Giuliano Scabia, membro del collettivo del gorilla). Se fossi in voi, lo leggerei subito.

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