RE NUDO - Anno VI - n. 32 - 1975

La creazione artificiale dello stato sionista d'Israele è stata un atto di violenza contro il popolo Palestine– se, ha violato i suoi diritti nazionali, non ha risolto il problema ebraico e ne ha aperto un altro, quello palesti– nese. L'espulsione, i massacri, le tor– ture subite da parte degli occupanti non hanno piegato il popolo palesti– nese che combatterà sino alla di– struzione del sionismo per la crea– zione di uno stato democratico in Pa– lestina, dove possano vivere arabi ed ebrei senza discriminazioni né di razza né di religione. D.-Qual'è il ruolo della donna nella rivoluzione palestinese? R.-Come l'uomo palestinese si è ribellato con– tro il colonialismo e la repressione politica che esso rappresenta, con– tro l'oppressione economica e socia– le, così ha fatto la donna palestinese. Anch'essa si rivolta contro il suo sta- to sociale che finora le ha legato mani e piedi e anche contro il suo tradizionale ruolo femminile. Di con– seguenza, mentre l'uomo palestine– se è una vittima dell'occupazione straniera e dello sfruttamento eco– nomico in una società capitalistica o feudale, destino che divide non solo con i suoi compagni arabi, ma anche con la maggioranza degli abitanti del terzo mondo, così anche la donna lo è e per giunta essa è vittima della sua società e dello sfruttamento ma– schile. Questo lo dico per chiarire il grado di difficoltà che la donna pale– stinese affronta quando s'incorpora alla rivoluzione; le tradizioni e i co– stumi, aggiunti alla struttura econo– mica che obbliga la donna ad essere totalmente sottomessa all'uomo, rendono difficile la sua decisione di entrare nella rivoluzione ed una volta presala, sarà per lei molto difficile agire conseguentemente. Le conqui– ste della donna palestinese nel lavo– ro rivoluzionario, sono state, se si i· considera come essa fosse svantag– giata in partenza, molto considere– voli ed ammirevoli. A parte il suo la– voro militare la donna palestinese contribuisce anche alla educazione\ politica e sociale della comunità e la– vora diligentemente nei campi della medicina e dell'amministrazione. La donna palestinese, che per liberarsi effettivamente e in maniera definiti– va e duratura, deve attraversare dei , canaji organizzativi, lo è in maniera differente a seconda la dottrina ideo– logica, sociale e politica dei distinti gruppi della resistenza palestinese. In ogni lavoro che svolge, la donna ri– voluzionaria, ha dimostrato .che ciò che la escludeva nel passato, non era la sua capacità o volontà, ma la sua sottomissione e i suoi legami tradizionali nella società e la man– canza di libertà, che le impedivano di svolgere il ruolo che le spetta in un'organizzazione rivoluziona– ria.D.-11ruolo della donna palesti- nese nella rivoluzione, influisce nel ruolo e nella posizione della donna araba in generale? R.-Dobbiamo di– stinguere tra classe e classe: il con– cetto« donna araba» è disorientante in questo contesto. A che donna ara– ba ci riferiamo? Alla contadina del Sud libanese o alla studentessa dell'università americana di Beirut, alla ragazza che si unisce decisa– mente al Movimento o alla beduina del deserto dello Yemen? Per me il metodo da usare per rendere questo dialogo significativo è quello di clas– se, per questo la domanda può esse– re contestata nel modo seguente: la donna palestinese che si è unita alla rivoluzione, ogni giorno dà l'esempio alla donna palestinese ed araba di come le donne possano emancipar– si, di come possano essere vera– mente libere senza perdere il loro «onore», di come possano difender– si dalla tirannia maschile e dalla ti– rannia della società. Naturalmente questo esempio non dà risultati con– creti immediati, né produce migliora– menti dalla mattina alla sera. Ma la donna sottomessa lentamente co– mincia a considerare la lezione che le si produce davanti e riflette sino a che l'esempio dà frutto. D.-ln che modo è cambiato l'atteggiamento dell'uomo arabo? R.-Dobbiamo ca- pire che anche l'uomo arabo è colo– nizzato e sfruttato. La sua liberazio– ne contribuirà senza dubbio alla li– berazione della donna giacché essa è sottoposta a un doppio sfruttamen– to: quello che sfrutta anche l'uomo e quello dello stesso uomo. Certamen– te l'uomo non abbandonerà i suoi privilegi con facilità, però questo non significa che non li abbandonerà se ogni segno gli indicherà che tale ab– bandono non lo danneggerà a lungo. Al contrario una volta caduti questi privilegi, esso inizierà una vita più profonda, fruttifera e felice. Una gran parte della sottomissione femminile è presente nella conformazione mentale dell'uomo, così un passo im– portante della liberazione della don– na è la liberazione dell'uomo. Molti uomini, specialmente quelli della ge– nerazione scorsa, incontrano grandi difficoltà nell'associare la liberazio– ne femminile con altre cose che non siano amore libero, depravazione, prostituzione. Possiamo capire que– sta difficoltà dovuta alla valanga di films, periodici programmi televisivi, riviste importate dall'occidente, che ci dipingono la liberazione femminile come fosse la libertà della schiava d'eleggere il suo padrone; questa propaganda in effetti ci dice: «guar– date, ora la donna può eleggere fi- ... nalmente l'uomo che vuole, per do– minarla! «Naturalmente noi rifiutia– mo questo giacché la «dimensione sessuale» nella liberazione femmi– nile le ha fatto perdere il suo vero si– gnificato e quello della nostra lotta. I mezzi di comunicazione di una so– cietà decadente lanciano questa va– langa di falsa liberazione femminile nel nostro paese! Questo allarma non solo i nostri uomini soggetti a tradizioni e profonde credenze ere– ditate dai tempi del nomadismo e del feuda[esimo, ma anche le nostre donne, che sentono che questo tipo di liberazione è parodia ed inganno. Insomma, stiamo lottando tanto con– tro la tirannia dell'antica società quanto contro quella della nuova; lottiamo per una autentica ugua– glianza ed una vera liberazione. Pri– ma le nostre famiglie ci resistevano, perché quando una donna lascia la sua famiglia e rompe le sue catene, questo è sempre un momento di dramma, dolore, infelicità ed ira. Col tempo la famiglia comincia, talvolta attraverso l'influenza di un fratello, a rendersi conto che la liberazione della figlia non conduce, come essi temevano alla depravazione, anzi al contrario, porta a darle maggiore fi– ducia in se stessa, iI rispetto dei suoi compagni, la forza di carattere che le serve, la fermezza rispetto agli uomi– ni; tutto ciò fa cambiare alla famiglia la sua precedente opinione. Cono– sco il caso di molte compagne che hanno fatto questa esperienza. La chiave del futuro è nella nostra abi– lità di mettere in azione tutta la po– tenza rivoluzionaria insita nella no– stra società: nel distruggere tutte le relazioni di produzione che la domi– nano e dove le radici della r~pressio– ne incontrano !!.!1 terreno fertile. Il problema della liberazione della donna non può esser separato da tutto ciò, se la libertà è una e indivi– sibile. Siamo sicuri che il problema della liberazione della donna può ot– tenere una soluzione soltanto par– ziale in una società che permette di– scriminazioni nazionali o di classe, razziali o religiose. Osserviamo con attenzione i distinti movimenti di li– berazione della donna che esistono nel mondo capitalista. Per noi essi segnano la sconfitta della soluzione capitalista al problema .della sotto– missione della donna e l'inizio di nuovi sforzi per percorrere un diver– so cammino. Naturalmente certi mo– vimenti c'impressionano perché sono suicidamente collerici analoghi al frenetico sforzo che fa un uomo che annega per salvarsi ma che ser– ve solo a sommergerlo di più. Capia– mo questa reazione ma crediamo che: un'azione rivoluzionaria collet– tiva, organizzata in modo progressi– vo e che abbia come obiettivo il su– peramento di tutte le vecchie rela– zioni è l'unica via, sappiamo che è la via più difficile ma è l'unica.

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