RE NUDO - Anno VI - n. 32 - 1975

n credere, sai, Mamma. che non me ne · accorto oggi, quando, davanti ad una e/edetta televisione accesa per non rlere, hai chiuso gli occhi. stanca e sfi– uciata, davanti ad un figlio che non ri– ponoscevi più. o meglio, che forse rico– oscevi sin troppo bene. E a tavola. qua– i per caso, « Eh. dev'essere proprio la cchiaia che si avvicina ... la-menopau– sa ... • o sempre, quando esco, quel tuo sguardo dentro, e la rassegnazione. Ma– ledetta ed amata famiglia. in cui non rie– sci mai a conoscere persone. ma sempre e so/o ruoli, in cui dolcezza e tenerezza. vere, sono bandite e si trasformano in controllo (amoroso ma controllo), in un chiedere permessi di vivere. preparando attone su mattone il momento in cui, quando si va via. ci si gettano addosso frustrazioni, speranze deluse, tristezze repressee nascoste. E questa strana fa– miglia, in cui l'affetto ce lo diciamo tiran– ci addosso le pietre della nostra spe– nza di volerci bene. Unalettera. È tanto tempo. eh, che non ci sentiamo più, noi due? Già, non ci si sente più in casa noi quattro, sempre a rimbeccarci a tavola, eterno luogo canni– balistico delle contraddizioni. Mangia. che ti passa la paura. diceva un vecchio roverbio. Ed è sempre stato così. Quan- · to abbiamo paura di essere noi stessi, ui dentro? E chi lo sa com'è veramente papà, chi è? E tu? Come vi siete amati? Un uomo e una donna. Due come me. ome i miei amici. Pensa, fanno anche 'amore. E chi ci ha mai pensato? Te lo seimai chiesto, quante volte tuo figlio ha pensato a voi due mentre facevate l'amore? Mai. Voi non potevate, era una cosa diversa. Papà e mamma non fanno l'amore. È triste che tu rimanga-in casa da sola, metà casalinga e metà maestra, cioè an- 1:ora mamma di altri figli non tuoi. E la donna che sei, dove è andata a finire? Eppure, non credere che non mi accorga di come sia brutto, non credere che non veda o non senta i tuoi messaggi« con– centrati•, in cui vorresti dirmi tutto, e sembra sempre che tu dica cose banali. Perché tanto foìmalismo in casa, Mam– ma? Perché abbiamo tanta paura, diffi– denza l'uno dell'altro. E guai poi se di tut– to questo viene fuori qualcosa. Mi racco– ando, solo quel tanto che basta, e nei rmini «educati» in cui è consentito. Ma incazziamoci l'uno con l'altro, porca miseria! tirando fuori tutto quel che c'è da tirare, come facciamo con qualunque ei nostri amici che amiamo, quando c'è ._,a/cosa che non funziona. È questa fin– ita calma, che porta alla pazzia, all'odio, Ila solitudine, quella brutta, quella e/l'abbandono. I can't keep on keepin' on» dice Bob ylan. Non posso continuare a conti– are così. Ti sei mai chiesta come mai voglia di avere una casa mia in cui in– its,ti? Fare quattro chiacchiere davanti 11 una tazza di the? E raccontarsi di uando tu e~i mia madre? Quando mai minceremo a conoscerci? Non voglio -cominciare ad amarti quando sarai mor– non serve a niente e a nessuno. papà, anche lui, dove è andato a finire? rché continua a fare quello che co– anda, quando si vede benissimo che fl ci crede neppure lui? Dove ha na– oato la sua tristezza e la sua gioia? O H che l'ufficio insegna a non essere ntentl o tristi? perché non cl siamo mai insegnati ad so//,e insieme? Eanche qui I ruoli no galoppando: voi non siete due Papé • mamma, punto e basta ,finita. So 00.U dlt:/. lo f-8/QJ o partorisce un figlio e chi sta co11 lei. Ma so cosa non deve essere. Ed è già molto. Hai mai pensato. come sono fuori, con gli altri, prima di assumere, in ascensore, la mia « faccia-casa•? Hai mai pensato a quando rido, a quando faccio l'amore. a quando non ne posso più, a quando tutto va male, a quando tutto va ben·e? Avete mai pensato a tutto questo? Non senti come pesa tutta questa paura di essere noi stessi, Mamma? Come ri– duce tutto all'ordine, alle funzioni di cia– scuno? Cerchiamo di vivere un po'!! An– che tu, dove sono finiti i tuoi amici, le tue amiche? Basta con l'accudire! Accudi– sci te stessa, una buona volta! Fa' che io e mia sorella ti possiamo incontrare, te con tutte le tue gioie, paure, ansie, entu– siasmi. Riprenditi la donna che ti hanno costretto a gettare via, e, lo sai, la meno– pausa non esiste. Pensa a quanta gente piaci: ritrovali, riparlaci, riamali, torna a conoscerli, non sederti sul divan·o donne con donne e uomini con uomini. NO ALL'ABORTO TRUFFA A sfogliare tutto quello che si é detto e scritto sull'aborto in queste ultime setti– mane c'è da vergognarsi. Disinformazio– ne. ipocrisia,· presunzione, analfabeti– smo culturale. Sul problema dell'aborto si é spenta quel poco di credibilità che aveva (se l'aveva) la classe politica ita– liana, che ha improvvisato alcune propo– ste di legge per la regolamentazione del. diritto all'aborto che tanno acqua da tutte le parti e che prescindono dalle dirette interessate: le donne. Di fronte a questo spettacolo di banalità e superficialità, noi ci inchiniamo di fronte a un vecchio rot– tame della Democrazia Cristiana, Guido Gonella. che una volta al mese va a pran- VOLEVO PIL.LOLA CATTOLICO PRENDE RE LA MA LUI é.R.A PROFE~ANTE zo col Papa, e che ha votato contro, uni– co, contro un ipocriticissimo documento della Direzione DC che tenta un timido approccio all'aborto: col)cederlo almeno quando la madre sta per crepare. Guido Gonella ha detto NO. L'aborto è sempre peccato, l'aborto è sempre reato, è proi– bito anche parlarne. C'è bisogno di chiarezza, c'è bisogno che ognuno prenda le sue responsabili– tà. L'aborto spacca i partiti, la classe me– dica, le femministe. La sentenza recen– tissima della Corte Costituzionale sul re– ato d'aborto ha accresciuto la confusio– ne. Giuristi, politici, medici ci si stanno tuff11ndo dentro. Si spalancano le porte all'aborto terapeutico. È l'ennesimo in– ganno. Secondo il CISA ci sono solo due tipi di aborto: quello clandestino, costoso, con– sumato nella solitudine, nella paura, nel dolore, traumatico (e sono i due milioni di aborti del '74 in Italia) e quello gestito dalle donne (6.00 in tutto), gratis o ad of– ferta libera, preceduto da un colloquio pubblico, praticato col metodo Karman da un medico, alla presenza di consulen– ti e assistenti amiche, occasione per prendere coscienza di sé, dei propri dirit– ti di avere o non avere un figlio. Secondo i sepolcri imbiancati dei partiti, della classe medica, dei giuristi, ci sono tante specie di aborti, ma tutti quanti debbono essere colpevolizzanti, trauma– tici, dolorosi e possibilmente costosi, de– cisi da altri, e non da chi lo subisce. C'è l'aborto-reato, l'aborto eugenetico, l'aborto terapeutico. Parliamo di quest'ultimo, perché sarà la scappatoia etico-giuridica in cui si rifu– geranno i pol.itici dopo la sentenza della Corte Costituzionale che prevede un in– tervento non punibile se è in ballo la vita della madre. (Del nascituro nessuno si preoccupa, perché nel futuro di un neo– nato italiano indesiderato c'è sempre una Suor Diletta Pagliuca o un Piccolo . Gottolengo). Nulla di nuovo in fondo. L'aborto terapeutico è già previsto dalla nostra legislazione, ma è rarissimo. In provincia di Milano nel '72 sono stati concessi solo 7 aborti terapeutici (con– tro 100.000 clandestini). Perché è cosi raro? Perché è ammesso solo in ospedale pubblico, previa certifi– cazione di tre altri medici. Già è difficile trovare tre medici che firmino il'certifica- . to. Ma ancora più difficile persuadere i Baroni della Medicina a intervenire negli ospedali. Essi possono rifiutarsi, infi– schiandosene del triplice certificato. Non vogliono fare aborti terapeutici per– ché è una seccatura (debbono giustifi– carlo al Medico Provinciale; e magari· ne soNo R.IMA$TQ 11,/c.lN,t:; fv/A L(J! qSTAVA ATTENTO" trovano uno criminale come a Verbania che incrimina sia i medici che hanno cer– tificato l'urgenza dell'int~rvento sia chi l'ha praticato) e perché non ci guada– gnano niente. Noi abbiamo seguito una povera bidella di una scuola di Milano, nel suo calvario: già un figlio deforme, già un· abqrto, già sue malformazioni che mettevano a· re– pentaglio la sua vita, incinta (le avévano detto che la pillola fa male), la portiamo al San Carlo, l'Ospedale più moderno di Mi– lano. Il primario la caccia via. Non vuole macchiarsi la coscienza di un crimine contro la maternità. (Su AMICA abbiamo letto che a Milano due ginecologi su tre fanno aborti: si distinguono solo nel prezzo). Altrettanto avviene al Fatebene– fratelli. Troviamo infine due ginecologi dell'Ospedale Provinciale che salvano la donna, quando avevamo già fatto la col- letta per Londra. · Non ci raccontino dunque balle, politici, medici e giuristi. L'aborto terapeutico, scappatoia formale ed ipocrita per una classe dirigente che da anni ha deciso di NON decidere, è una truffa. GUIDO TASSINARI / U"''Al-'IIGA CONOSCEVA UA/ 1 05TET~ICA POCO CAf:tA ••• ORA tiO ASORT ITO•••. ft!_,,,,,

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