RE NUDO - Anno II - n. 8 - ottobre 1971

RE NUD0/3 COMPAGNI, PRENDERCI LE COSE NON BASTA, PRENDIAMOCI CIO' CHE Cl SERVE E Cl PIACE, IL RESTO UTILIZZIAMOLO FINCHE' NON POSSIAMO FARNE A MENO, POI DI- STRUGGIAMOLO. LA CITTA' OGGI Cl SERVE, MA LA CITTA' E' UN MO- STRO: PRENDIAMOLA POI . \ . . . ~ .. ' ·-···- .. ,- .. -- DISTRUGGIAMOLA, CAM- BIAMO LA VITA ... '~ . 1 \;::;:;:;;;;;;, ··- . ~ I.·'· • • • DISTRUGGIAMOCI LA CITTA' I capitalisti degli anni cinquanta al– leati ai nuovi, ultima generazione dei padroni, si sono alleati per pro– grammare un mondo di merda, do– ve fare affogare il popolo salvando IO o la loro cricca. La città come gran– de metropoli, fatta per annullare. l'uomo e la sua dimensione è il centro di questo mondo pianifica– to dai padroni; i « quartieri popo– lari » sono concepiti come campi di concentramento dove milioni di schiavi vengono· ammassati in gi– ganteschi cubi di cemento, sono la grande riserva di lavoro meri– dionale che i vecchi e nuovi ·capi– talisti hanno chiamato dal sud. Ma questi campi di ·concentramento non ce li danno loro, siamo co– stretti a prenderli per non morire di freddo nelle baracche. A questo assurdo ci spingono i padroni. Qua– le deve essere in questa situazione la risposta di tutti i proletari?. Ab– biamo detto nello scorso numero che la comune nel quartiere deve diventare l'alternativa immediata dei proletari più coscienti e avan– zati: centro di lotta per cambiare le cose, per cambiare la vita. A li– vello di massa invece è ancora va– lido il sistema di occupazione del– la casa, lo sciopero dell'affitto. Ma nella lotta d'occupazione si !deve chiarire fin dall'inizio come le « ca– serme " che si vanno ad occupare per soprawivere sono degli odiosi prodotti del sistema che vanno di– strutti insieme al padrone. Nella società che costruiremo non dovranno sopravvivere nè i padro– ni nè i loro aborti in cemento. Là fabbrica, la casa, il carcere, la scuola, ·i·"quartieri-ghetto sono le principali componenti della metro– poli e sono i principali momenti di lotta contro il sistema: distruggere il sistema quindi significa soprattut– to distruggere i suoi prodotti .di sfruttamento. Che fare subito per rendere programma politico d'azio– ne questa parola d'ordine? Questo compagni deve diventare un mo– mento essenziale di discussione di tutti noi: non siamo in grado nè vogliamo ora elaborare un pro– gramma complessivo che solo una avanguardia complessiva potrà ela– borare. Quello che ci sentiamo in grado di fare ora e che crediamo sia fondamentale per la rico– struzione del « movimento » è por– re delle tematiche, delle scelte di lotta, di vita, che siano discrimi– nanti per capire chi è all'interno del « movimento » e chi è all'ester– no del « movimento ». I compagni e i gruppi autonomi che si mettono in contatto con noi per contribuire alla crescita e alla generalizzazione del nostro discor– so politico, devono considerare principalmente come argomenti di- scriminanti su cui discutere e por– tare un apporto critico. Limitare comunque il discorso di ,, distrug– giamoci la città» contro i quartieri ghetto e alle condizioni •di adatta– bilità e.dilizia, potrebbe escludere la generalizzazione di questa pa– rola d'ordine alle province e paesi; in verità se è vero che la situazione ambientale dei quartieri delle pic– cole città è diversa da quello delle metropoli è anche vero che il pro– dotto culturale ideologico della città è universale; cioè i modelli di vita, le aspirazioni, i miti, i tabù so– no gli stessi. La costruzione di strutture alternative è un obiettivo interno a « distruggiamoci la cit– tà»: tutti i compagni del « movi– mento » devono porsi l'obiettivo della costruzione di sedi, centri al– ternativi, freeclinic, trattorie rosse, cooperative alternative, comuni nei quartieri.. Le strutture alternative servono per dare forza ai c9mpa– gni nella lotta contro i padroni e far crescere la coscienza di clas– se contro l'ideologia della città, la funzione principale rimane co– munque la facilitazione per realiz– bare la nostra « rivoluzione cultu– rale». Per trasformare tutti i proletari e noi stessi.

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