RE NUDO - Anno II - n. 8 - ottobre 1971

Ho terminato la scuola a 17 anni. Ml sono offerta spontaneamente come praticanta volontaria in una scuola materna, tirocinio questo che, nell'attesa del diciotto anni avrebbe dovuto contribuire ad ac– crescere I pochi rudimentali inse– gnamenti di didattica, accostando la pratica alla teoria, poca anche questa, che la scuola mi aveva dato. Dunque: scuola materna semi-pe– riferica, oh si, una bella scuola: aule spaziose, panchine all'ingres– so per impedire al mattino l'acces– so ai genitori nei corridoi, pavimen– ti lucidi, lucidissimi, uno specchio. Talmente lucidi che un bambino a tavola, scivolando si tagliò il men– to con la forchetta. A lui diedero qualche punto e all'insegnante di– stonico. Sui muri tanti bei disegni, bambole e bambolotti sorridevano dalle mense. Li ho sempre visti 11 I bambolotti, anzi no, i commessi ogni tanto li prendevano in mano per spolverarci sotto. In un piccolo ripostiglio tutto vetri c'erano gli attrezzi da giardino e cinque o sei canarini facevano • cip, cip " In due gabbiette sul mu– ro. Nel giardino c'era l'orticello, le aiuole con le rose e un meraviglio– so prato verde. Non potevo capitare meglio. I bam– bini erano In classe. Attaccai I con– trassegni alle pantofole dei bam– bini. Poi preparai le decorazioni d'autunno. Poi Imparai ad accudire ai canari– ni. Poi cambiai le decorazioni del salone. Poi rivestii i contenitori del– le palle. Imparai anche a sistemare Il telone sul quale si proiettavano I filmini. Mi sarebbe tanto piaciuto vederne uno o almeno sentir raccontare una fiaba: vado matta per le fiabe. Ma c'erano I gerani da piantare. E le rose da preparare per l'inverno. E le cartelle dell'assistente sanita– ria da ordinare e di nuovo i cana– rini da pulire. Passa un giorno pas- 18 un altro, arrivarono i diciotto anni. Grazie signora direttrice, ho rice– vuto l'incarico per le due ore. SI, aono contenta, mi dispiace lascia– re questa scuola e questi bambini ... bambini? Oh? Potrei vederli? • Eh, cara sianorlna, sono in classe ades- 10, potrebbe disturbare. Torni al'– l'ora della ricreazione. LI vedrà...... Con l'Incarico di due ore, imparai a slacciare I cappottini e cambiare le pantofoline. Ero In una vecchia tcuola di Milano-Centro, dalle 8 alle 10. Facevo la portinaia. BAMBINI, MANI IN ALTO! Mi dissero: « lntrattienili ma non far toccare i giochi, li useranno du– rante la mattinata"· E solo tutto il mio entusiasmo mi aiutava a man– dar giù il groppo che mi veniva en– trando nell'aula alta e fredda, e con le inferriate alla finestra alla quale a mala pena arrivavo. Poi la folla di 50 o 60 bambini in attesa dei pullman che li avrebbero portati nelle altre scuole. Arrivava– no, arrivavano e non sapevo più dove metterli. Le sedie non basta– vano mai. Lo confesso: pregavo la notte che ci fosse lo sciopero dei pullman o un morbillino piccolo piccolo che mi diminuisse le pre– senze per un po' di tempo. L'insegnante a sei ore mi elargiva un largo sorriso che non so ancora se di compassione, compiacimento o incoraggiamento. Comunque, grazie all'ottimo pun– teggio che avevo sommato fre– quentando tre corsi di aggiorna– mento contemporaneamente (anco– ra mi chiedo come sono riuscita a farli) è finito l'incubo delle due ore e sono precipitata in quello delle tre. Era trascorsa l'estate. Attendevo con ansia la gioia del contatto con i bambini. Mi affidarono una classe dalle 15 alle 18. La «maestra" mi fece delle raccomandazioni. 1< Sai (le maestre possono dare del « tu " a quelle delle tre ore) non ti conviene usare i gioclJi. Racconta una fiaba, fai fare un po' di ginna– stica, non ti preoccupare, le 6 arri– vano in fretta. Poi, vedi, loro sono bravi"· I bambini erano « angioli " nel vero senso della parola. Mi chiesi se fossero anormali. Seduti, I piedi vicini, lisciati i grembiulini, nasco– ste le mani. Bene. La « maestra " usci e fu il caos. « Non hai la faccia da educatrice, te lo avevo detto, sei poco più gran– de di loro, cosa t'aspettavi? Come credevi che fossero i bambini?"· Domani, pensavo, sarà diverso. In– vece il giorno seguente era uguale. Mi sfuggivano, mi terrorizzavano, leggevo nei loro occhi il verdetto spietato: « non sei la nostra mae– stra! non sei forte come lei! a mortai"· Le mie notti erano un incubo e gri– davo: « buoni bambini!"· Quando mia sorella si rifiutò di farmi entrare in camera perchè I miei incubi le toglievano il sonno, decisi di tra– scorrere un'intera giornata In clas– se con l'insegnante. Non vi dico come rimasi. I bambini giocavano in silenzio, si sedevano facendo attenzione a non far baccano con le sedie e per un'ora e più incastrarono steccoli– ne e palline. Poi dissero la preghle- RE NUD0/19 ra a Gesù Bambino. Poi si sedette– ro e ascoltarono la lezione sullo autunno. Poi si misero ·in fila, divisi per sesso, in ordine crescente per andare ai servizi. A tavola nessuno fiatava, ingozza– vano i bocconi mentre ta «.mae– stra" ripeteva: « ma che bravi,_hai visto come stanno in silenzio? E mangiano tutto, sai!"· Poi la ricreazione. Il salone veniva diviso in 4 sezioni con delle pan– chine e ogni classe aveva i suoi tre metri quadrati per giocare. Poi di nuovo in classe. Fiaba a puntate. Silenzio. Poi a casa. Sarà l'aria, sarà il freddo, ma fuori dall'asilo i bambini cambiano fac– cia. Sanno anche parlare. Una bambina è stata portata dallo psicanalista perchè, come ha ini– ziato a frequentare la scuola mater- na, ha sofferto di incubi notturni e febbre a 400. Un bambino si è rifiutato di man– giare ed un altro ha cominciato a bagnarsi in qualsiasi ora del giorno. Appartenevano alla medesima se– zione di scuola. L'insegnante pretendeva il silenzio sei ore su sei e lanciava minacce a chi non avesse lasciato il piatto vuoto a tavola. lo dopo quattro mesi ho dato le dimissioni. ReNudo pop festival di Ballabio

RkJQdWJsaXNoZXIy