RE NUDO - Anno II - n. 3 - marzo 1971

Re Nudo/ 18 LA FABBRIKA DEI MATTI Sano di mente in una società capi– talistica è solo chi produce. Se i nervi non reggono al ritmo di la– voro sei pazzo. Se sei nato meno– mato sei pazzo. Se sei cresciuto in una situazione di sfacelo eco– nomico e familiare sei pazzo. Se sei invalido ... quando non sanno dove altro sbatterti, sei pazzo. Non ci vuole molto: in una notte all'Ospe– dale Psickiatrico arriva di tutto: vagabondi, tentati suicidi, prosti– tute ... Se non hai fissa dimora sei pazzo, se sei un capellone sei pazzo, se sei un hippy, madonna come sei pazzo! (da destra e da sinistra). Chi non lavora, perché non è in grado o perché non vuole, rompe le..... se non ha soldi, naturalmente. E se è più fragile degli altri viene emarginato, escluso (1). Anzi, nella maggior parte dei casi recluso: brefotrofi, orfanotrofi, Arc– en-ciel dell'ONMI, Nazareth e Bec– caria (fino alla maggiore età ci pensa il Trikunale dei minorenni), scuole speciali, Cottolenghi vari e classi differenziai!. Poi si cresce: carceri, OSPEDALI PSIKIATRICI, baggina e reclusioni più o meno di lusso per i vecchi. Se chi non produce è pazzo, per guarire bisogna imparare a pro– durre. Il lavoro, se la logica non è una opinione, è quindi terapeutico. (Qualcuno osa affermare che au– mentano i casi di operai che non reggono la catena di montaggio, di lavoratori che non reggono il ritmo di vita, si comincia con una malattia psicosomatica e si finisce al neurologico, ma sono eccezioni che non sconvolgono la logica ter– rea dell'intellighenzia psichiatrica). Riassumendo: se i manicomi sono immensi lager nazi-medioevali, se la stampa e la contestazione inco– minciano a rompere le..... e qual– che riformina bisogna incominciare a farla, se i ricoverati aumentano e non si sa più dove sbatterli - (1) Se non l'hai ancora letto può andar bene cc L'Istituzione negata » di Franco Basaglla (Einaudi) e cc Classe e Stato " n. 5, articolo di Agostino Plrella (Ospedale aperto di Gorizia). non basta più trasferirli da un lager all'altro come vacche - qualcuno bisognerà pur tentare di farlo usci– re dal manicomio. Ma come? I ma– nicomi non sono fatti per curare: tre medici per 100 degenti, elettro– choc sostituiti con choc di seda– tivi (mai provato dosi da cavallo di Serenase?). A questo punto si apre la via alle invenzioni: ludoterapia, filmte– rapia, teatroterapia, scaccoterapla. In realtà niente si muove ma quan– do si vuole fare qualcosa di serio allora è di moda l'ccergoterapia». Tradotto in lingua normale, terapia del lavoro. Fino a pochi anni fa i degenti lavoravano dentro al mani– comio (ogni manicomio è un paese dove esistono-esistevano aziende agricole per pazzi contadini, fab– brichette e cosl via, con paghe fol– li forse 1 pacchetto di sigarette al giorno ci stava, per chi dal mani– comio non ha più speranza di usci– re. Ma con il vento di denunce per sfruttamento e mancata regolariz– zazione dei libretti tutto si è chiuso e si sono aperti i primi cc laboratori protetti ». Che cosa sono? Non si sa ancora se dovrebbero essere corsi di riqualificazione o posti di lavoro ccprotetto », con ri– tmi possibili a persone provate in molti sensi, e che di ccmatto » han– no tra l'altro l'impossibilità fisico– psicologica di sostenere i ritmi con– vulsi e alienati del « sano » siste– ma capitalista. In realtà ce n'è di tutti i colori. Non per infierire, ma facciamo l'esempio di Mombello: su circa 1000 degenti il laboratorio ne ospita ottimisticamente una cin– quantina. Paga a cottimo, dalle 20.000 alle 40.000 al mese (l'Ospe– dale ne trattiene una parte per il fantomatico giorno dell'uscita, che non sia senza dané, poverino). Pa– ghe aumentate e libretti in ordine (si spera) dall'anno scorso, dopo una denuncia di 10 degenti all'i– spettorato del lavoro e una movi– mentata assemblea con i direttori e la ditta appaltatrice. Tipo di la– voro; vecchi macchinari per fare fibbie e bottoni: tac, tac, schiaccia– re lo stesso bottone = lavoro ri– qualificante per alienati mentali. Per un certo periodo, a livello rie– ducativo, si timbrava anche il car– tellino. Tutto qui. Ma altrove è peg– gio. E dove non è peggio impera il paternalismo e la mistificazione, oppure l'impotenza degli « uomini di buona volontà » che non posso– no reinserire nel sistema di sfrut– tamento capitalistico persone che non hanno i requisiti "adatti»: gli esclusi. I pazzi che non accettano un rap– porto alienato con gli oggetti del proprio lavoro, che preferiscono spesso l'artigianato (v. analisi di Marx sulla faccenda) piuttosto che la catena di montaggio, ammesso che dopo un ricovero trovino an– cora lavoro. e non è una battuta. Le riforme, per fortuna, non convinceranno mai E allora? Cosa fare? La rlvoluzlone, la mente « malata » di un « pazzo ». Chi è stato sbattuto fuori a priori o dopo essere stato maciullato è difficile che possa ritornare nell'in– granaggio. Discorso semplicistico, diranno gli intellettual-tecnocrati. Non preoccupatevi, è solo l'inizio, il nostro discorso continua ma l'i– nizio è fondamentale. E prima della rivoluzione? Cerchiamo una alter– nativa vera e cioè politica. Cercare di restituire agli esclusi una vita normale è sacrosanto. Ma cerchia– mo sul serio. Proposta? Non può che venire dal– la base. Iniziamo a tare le assem– blee di reparto coi degenti. Sono loro che devono parlare. Tenuto conto delle ineluttabili leggi del mo– stro-mercato capitalista alcuni la– vori meno alienati si possono tro– vare. Gli hippy hanno riscoperto spontaneamente l'artigianato, e poi ci sono i lavori oggi disertati " elet– tricista? mobiliere? idraulico?». Ma per iniziare occorre un aiuto, anche finanziario da parte della Provincia. Non servono 4 assistenti sociali che chiedono la carità alle aziende di un posto per 1000 de– genti. Di fatto, oggi, c'è chi dopo essere stato dimesso, non trovando lavoro si ta ricoverare di nuovo per la mi– sera paga del laboratorio protetto. E viene preso per pietà, e conside– rato in tondo un « abusivo ». E non dimentichiamo il pugno al– zato che ha salvato José Manuel dalla pazzia: gli esclusi, i super– sfruttati devono essere coscienti che la loro situazione non dipende solo da un handicap organico, da un crollo nervoso, da una tara ere– ditaria. Forse gli psicanalisti jun– ghiani che la menano col loro " in– conscio collettivo » arriveranno ad ammettere che è importante anche il " conscio » per una guarigione (cioè, per sopravvivere all'esterno): la coscienza polltlca della propria posizione nel sistema? Il lavoro po– litico va finalmente portato " den– tro», anche nei manicomi, anche nella «Scienza». Fila di operai all'lngreHo di una Fabbrlka? No, fila di « matti » cha escono dal manicomio di Mombello (op-op-là, Ospedale Antonlnl di Limbiate per andare In un cosiddetto « laboratorio protetto»: !'ergoterapia = terapia di sfruttamento col lavoro = l'ultima trovata degll ospedali psichiatrici. I matti rassicuratevi sono tutti FUORI e quelll dentro (agli O.P.P.) stanno al vertice. Nel momenti di paranoia acuta scrivono trattati di psichiatria.

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