RE NUDO - Anno II - n. 2 - gennaio-febbraio 1971

TRATTARE I COMPAGNI DA NEMICI VUOL DIRE PORSI SULLE STESSE POSIZIONI DEL NEMICO Ci hanno accusato di volere fare il minestrone della sinistra extraparla– mentare, di sognare una unità eterogenea, di gruppi diversi fra loro e quindi sostanzialmente di essere « in ultima analisi » di ostacolo alla via giusta per la vera unità. Non è così; non siamo affatto per l'unità con– cepita come somma aritmetica dei gruppi rivoluzionari. Se noi oggi diciamo che è necessario unirsi contro la repressione, battendo il set– tarismo, vogliamo sostenere la necessità che le forze della sinistra antirevisionista si uniscano e si sostengano per la loro stessa soprav– vivenza. Unirsi contro la repressione significa combattere uno accanto all'altro le manovre Presidenziali appoggiate dal P«C»I, significa accet– tare il principio che tutti i compagni sono uguali davanti ai padroni, e allora significa anche che non si devono ignorare le vittime degli « altri » ed esaltare le proprie. Sofri, Lo Giudice (recentemente scar– cerato) Della Savia, Valpreda come chiunque della sinistra rivoluzio– naria anche nelle sue deviazioni sono tutte vittime della stessa mo– struosa macchinazione della borghesia. Davanti al crescere della lotta di classe, nei momenti più critici per i governi borghesi, tutti, dalla DC al P«C»I mettono da parte le loro contraddizioni interne per salvare i loro sporchi interessi di governo; noi da parte nostra davanti all'esca– lation della repressione contemporaneamente selettiva e dimessa, dob– biamo saper mettere in secondo piano le divisioni interne e fare fronte unito. E' chiaro compagni che, nella nostra storia passata e recente abbiamo avuto esempi di fronti popolari concepiti in modo strumentale ed ege– monico, ma deve essere ancora più chiaro compagni che non deve certo essere un precedente negativo a farci rinunciare alla ricerca di una unità per la sopravvivenza; altrettanto chiaro deve poi essere la scelta borghese del « fronte antifascista democratico » che se può avere una funzione positiva sotto regimi militari, da noi può avere solo la fun– zione di indebolire i gruppi rivoluzionari e il movimento di massa. Quindi compagni l'unità deve essere fatta dietro la linea rossa. Questa linea che deve essere discriminante fra noi e loro, questa linea che implacabilmente appiattisce contraddizioni che in seno al popolo non sono, questa linea che pone anche se con amarezza i gruppi dirigenti del P«C»I, dello PSIUP, dei sindacati dalla parte del governo dei padroni, questa linea compagni, deve anche farci sapere trovare l'unità. Sap– piamo bene tutti che oggi non esiste ancora una direzione politica complessiva del proletariato realmente rivoluzionaria. Esistono però lotte di massa che elevano sempre più la coscienza politica del prole– tariato, nuclei rivoluzionari nascono ovunque al Nord come al Sud. Questo ormai lo sanno tutti, padroni, governo e riformisti; per questo usano ancora e di più, la politica del bastone e della carota, per questo cercano d'indebolirlo dividendoci in buoni e cattivi, lisciando i più mo– derati e denunciando i più estremisti. Da Saragat a Berlinguer, sono tutti d'accordo e lo dicono apertamente per provocarci, sperano in qualche mossa falsa per avere il pretesto di farci fuori. E non illudia– moci compagni, perché se è vero che Saragat e Restivo questi discorsi li fanno da tempo è anche vero compagni che è da poco invece che il P«C»I si è accodato nell'aperto attacco diffamatorio e volgare contro i gruppi che più gli danno fastidio. Questo cambia molto nel rapporto di forza all'interno della borghesia, infatti quando la borghesia di destra (PLI PSU DC) non si sente più ostacolata nei suoi obbiettivi più rea– zionari dalla borghesia di sinistra (PSI P«C»I PSIUP) si sente le mani libere per quel che riguarda l'amministrazione del potere contro le forze rivoluzionarie, e allora questo vuol dire arresti, carcere, misure di sicurezza ecc. Ricordiamoci cosa portò in Francia nel 1968, l'atteggiamento aperta– mente controrivoluzionario del P«C»F durante e dopo il maggio rosso: la messa fuori legge di diritto o di fatto dei gruppi rivoluzionari. Tutti all'epoca dicevamo « ma qui le cose sono diverse, il PCI non è come il P«C»F... ». Beh, ora compagni le cose sono cambiate e contro la repressione siamo e saremo sempre di più senza di loro; ormai hanno gettato la maschera. Nei corsivi velenosi dell'Unità si trovano sempre di meno le frasi ambigue e velate dei tempi scorsi mentre sempre di più si leggono aperti attacchi a base di calunnie, insulti, dela– zioni. Anche per questa svolta a destra del P«C»I, oggi le responsabilità dei gruppi rivoluzionari verso il movimento di massa e verso se stessi sono enormemente cresciute. E di nuovo quindi appare necessario come non mai l'unità per la mobilitazione di massa per la liberazione dei compagni incarcerati, per combattere e denunciare il criminoso disegno della borghesia. Ecco ciò che ci scrive dal carcere Tito Pulsinelli arre– stato nell'agosto del '69 per i fatti della Fiera: « ... Bisogna impegnarsi al concreto, passare dal generale al particolare, che almeno su questo punto cadano i settarismi e si realizzi l'unità dei gruppi extraparlamen– tari per opporre un fronte compatto allo stillicidio degli arresti a catena!. .. Chi può far fallire il disegno politico (e gli obbiettivi prefis– sati) che stà dietro al processo? L'avvocato no o in proporzione insi– gnificante, sono solo i compagni che organizzando la solidarietà attiva possono incidere in modo determinante ... ». Per concludere compagni chi oggi tace, chi non denuncia la montatura della borghesia contro tutti i compagni, chi non prepara a mobilitarsi per sostenere i compagni Braschi, Della Savia, Pulsinelli, Facciali, prossimi ad essere processati, si trova ad essere oggettivamente dalla parte dei revisionisti che si sono venduti per entrare nella stanza del bottoni. RE NUDO /3 Nella fabbrica, nella scuola, nel carcer'e, nelle lotte, nella guerra, nella cultura, nella storia, nella famiglia, nel mondo c'è una linea rossa che divide I Padroni da noi Gomulka da Mao I Padroni da noi Il PCI da i comunisti I Padroni da noi Joan Baez da Angela Davis I Padroni da noi L'U.R.S.S. dalla CINA I Padroni da noi Alfonso Corbe da Sante Notarnicola I Padroni da noi I candelotti lacrimogeni da i cubetti di porfido I Padroni da noi I sionisti dagli ebrei I Padroni da noi Il giudice Amati da Angelo Pietro Della Savia I Padroni da noi Giuseppe Saragat da Pietro Valpreda I Padroni da noi Allitto Bonanno da Saverio Saltarelli I Padroni da noi Massimo Ranieri da Paolo Pietrangeli I Padroni da noi D' ACCOR.DO . ALLA PRIMA MANIFESTAZIONE DI PR,OTE.sTA Cl STENDIAMO - SINCE.RAMENTf. COMINC.10 AD é.SSER.E. STANCA DI CAMMINARE. - COSANE. DIRE.Sii SE C,I STH.JOESStHO DA QVAL.C.H~ PARTE. A RIPOSARE.? - A VOL.Té IL. TUO DI StNTE.RGSSE.. 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