Rivista Critica del Socialismo - fasc 2 - feb. 1899

PISCORSO DI UN :U.\GISTR.\TO XEL 1841 153 meschini panni rimasti del ~arito, le mie vesticciuole (fuori di questi cenci che ho indosso),le poche masseriziedi casa non vi son più. Appena di un poco di pane posso sdigiunare le mie creaturine: le quali vanno a letto, e non dormono, e piangono; ed io,cantata loro invano la ninna nanna, batto col 1mgno in una parte, e facendo bau ban, cerco d' impaurirgli, e così quietargli e indurli al sonno; e tanto non dormono, e tuttavia piangono. - Puoi, donna infelice, risparmiare ai tuoi bambiui quelle paure: e~si a ventre voto, non mai dormiranno. - È questo un dialogo, o signori, non immaginato, ma Yero, ed a me stesso avvenuto. E} quante vol~e a simili incontri io mi trovo! chè non poche sono le Yedove,le quali dì e notte lavorando a tutto }JOtere,guadagnano appena quanto si richiederebbe a reggere uni– camente la loro vita, e nondimeno devono i sottili JJrofitti dividere tra più e pit1 figliuoli. Ad altre donne che giova l'aver tuttora vivo il marito 1 Al– <'nna volta egli odia il lavoro; e so, tra gli altri, d'un calzolaio, che impegn::wa i ferri del suo mestiere, e il ricavato se ne be"eya: il parroco glieli riscatta,·a, ed esso gl'impegnava di nuovo: a capo il buon curato a ricuperargli, e l'altro a rimpegnarli, finchè in que– sta quasi gara il parroco si stancò, e il calzolaio non fece pii1scarpe. Altri lavorano, per vero, ma il frutto del lavoro fondono nelle bettole, nelle biscazze, ne' lupnnnri: ed alla moglie ed ai figliuoli non toccano che delle·busse, se al suo tnrdo veni.re a casa, ardi– scano di fiatare. E Dio Yolesseche di !'Ì bestiali mariti il numero fosse scarso! ma. so io che non è. Delle volte poi é buono il marito, ed ::i.ssiduo al hvoro: ma non sempre il trova, non sempre è con Jlrontezza p::i.gato : ·il più delle volte i guadagni son magri, e la fi– gliolanza basta esser poveri perchè sia. numerosa: quella malattia, quell'altra disgrazia lo indebitò; nè più potè riaversi. Intanto i fi– gliuoli chiedon del pane, e del pane non c'è. Che si fat Uno di questi miseri, una. sera, in sì dura strettezza, diedesi attorno, chiese in limosina, chiese a creder:za, e nulla trovò. Lo stesso anenne alla povera. moglie, e intanto i figliuoletti veniva.omeno. [I marito gira intorno lo sguardo e gli vede la!lguire : s:asside fisso in pensiero : torna a rimirare i figliuoli : guarda tra disperato e amoroso, la sua compagna, e torna a pensare. J?inalmente si rizza furioso t: sten– dendo con tutto il braccio la destra verso la JJorta, e battendo un piede: va (grida alla moglie), va e vendi l'onore: non rimane altro per isca.mpare dalla. morte queste creature. Dopo non breve lotta s'ania di male gambe la donna, esce alla strada . Di cercatori di sì fatta merce non è penuria: quella sera la famiglia mangiò. Queste non son favole: son fatti, qui, iu questo paese, da.poco tempo avyenuti F. FORNACURI. Presidente del 1ribunale di Lucca.

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