Carlo Errera - Il confine fra Italia e Austria

- 26i u e r r a : - voiute per la guerra non da noi, ma dalla potenza che all'Italia deliberatamente, ostinatamente lo impose, - voluto per la guerra non da noi, ma dalla potenza che, ritraendosi quarantotto anni sono dalle nostre pingui pianure, tramava nel giorno stesso della ritirata il modo più agevole della riconquista. E le velleità della riconquista, tutti lo sappiamo, non si quetarono neppure negli anni, in cui l'Italia volontariamente stornava con un 'ingrata alleanza l'insidiosa minaccia di Vienna ; a quelle velleità sorrise ànzi la speranza improvvisa d'un infame trionfo, il giorno in cui il terremoto orrendo di Messina, paralizzando per un istante la vita italiana, parve prometter trionfale la « passeggiata in Italia» che costituisce l'ideale più lungamente e fervidamente accarezzato di tutti gli ufficiali austroungarici. Ma ora, - ora che l'Italia non chiude più gli occhi ingannata da alleanze addormentatrici ma li apre sicura e cosciente dei propri diritti e della propria forza, - ora che tutti i varchi, tutti gli sbocchi già indifesi e minacciosi son chiusi dai nostri soldati e dalle fortezze finalmente costrutte, - ora siamo noi che guardiamo nuovamente, con risvegliata coscienza, a quella frontiera, che l'Austria volle arma di guerra contro di noi e che noi vogliamo invece, per la nostra pace futura, garanzia certa e durevole dei diritti e dei destini della nazione. La frontieradi domanie Il confine llngulstlco. Quale abbia da essere poi codesta frontiera nuova, voluta per la pace avvenire d'Italia, non potrà esser dubbio per chi ci abbia seguito nella discussione delle ragioni che fanno insostenibile il confine odierno. Quei soli termini possono infatti sodisfare ai bisogni dello stato italiano, i quali, includendo entro il Regno i fratelli oggi servi, assicurino n_el contempo ad esso quella naturale durevole sicurezza, che oggi non possono dargli i labili e dispendiosi arnesi di guerra a gran pena disseminati B blioteca Gino Bianco

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