Antonio Piscel - Il conflitto austro-serbo e gli interessi italiani

-6questa attuale necessità storica della politica absburghese potrebbe tollerare il persistere nominale dei due piccoli regni, ma solo a patto che essi diventassero verso l'Austria-Ungheria quello che erano una volta rispetto agli Absburgo il Ducato di Modena ed il Granducato di Toscana. Contro questa soluzione viennese del problema degli Slavi meridionali sta la concezione antiaustriaca, condivisa ormai dalla maggioranza degli Slavi meridionali, che riconosce alla Serbia la stessa missione che ebbe il Piemonte per la nostra unità ed indipendenza. Impossibile ora e in seguito un compromesso fra queste due correnti nettamente contrapposte : l'una o l'altra deve essere totalmente schiacciata ed esclusa da ogni possibilità di continuare a sussistere. Tutt'al più la fortuna delle armi o le artificiosità diplomatiche potrebbero arrestare per qualche anno il compiersi di questo fato storico, con qualche Novara o con qualche Villafranca; ma, come avvenne nella nostra epop~a, non sarebbe questa che una momentanea tregua d'armi, peggiore per tutti di una definitiva soluzione. « Divide et impera! » Non esisteva, fino ai primi anni di questo secolo, una vera questione serba per l'Austria-V ngheria, sopra tutto perchè, tanto dentro che fuori dei confini della monarchia, gli Slavi meridionali non avevano ancora ben precisato il concetto di una unità nazionale, costituita da comunanza di condizioni politiche e culturali, e cementata dalla coscienza di una forte affinità d'interessi. Mancava perfino, per così dire, la prospettiva del conie una tale unità avrebbe potuto essere raggiunta. Lo spirito di razza, ancora rudimentale e, direi, istintivo in quel popolo, composto quasi esclusivamente di contadini, si indirizzava a combattere il nemico nazionale immediato, che variava a seconda delle singole regioni. In parte per il caso delle vicissitudini storiche, ma sopra tutto per istinto ed arte di governo, la politica absburB•blloteca Gino 81dnco

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