Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

sich nicht lesen». L'.erranza del protagonista, che gira senza meta tra la folla londinese, barra l'accesso del narratore alla sua storia. Racconto ante litteram della tecnologia, dunque: laddove il soggetto è completamente trasparente, in un'estraneità «informatica» alla realtà che lo circonda, esso si articola come testo illeggibile; l'uomo della folla anticipa così la realtà prodotta dal motore informatico, inaccessibile a causa della sua immediatezza. In questo contesto è significativo che l'uomo della folla non colga il paesaggio intorno a sé: la sua velocità di spostamento non glielo consente. 4 Sul rapporto tra interiorità e percezione si veda Ritter (1963:4345) laddove, commentando l'ascesa di Petrarca al Mont Ventoux, fa notare come il poeta colga il nesso tra ammirazione della natura e una agostiniana «dimenticanza di sé». Per guardare Dio bisogna guardarsi dentro: la telecronaca in diretta partecipa, in forma patologica, di questa forma di misticismo; fingendo di proporre un'estetica del paesaggio (il Muro che cade) impone piuttosto un'etica dell'interiorità in forma pubblica (l'ideologia dell'immediatezza e della velocità come forme di trasparenza: il movimento è sempre associato alla purezza). 5 Il legame tra immobilità e tecnologia viene colto con estrema ironia (e dunque senza la soluzione facile delle letture apocalittiche del rapporto uomo/macchina) nel film True Stories di David Byrne (1986); in uno degli episodi una donna, grazie a complicate apparecchiature elettroniche, riesce tranquillamente a compiere gesti e azioni della quotidianità senza doversi mai alzare dal letto. 6 «(...) everyone is a tourist here, in this part of the city, in this part of Europe. We are Westerners in the East. An oasis of sparkling West in the glum barbed-wire East» (IBB:100). 7 «Look: the radiant Mercedes-Benz cross, rotating nobly overhead! A sacred vision beamed over the Wall into the shadowy East» (IBB:100). 8 Sulle versioni letterarie del Muro di Berlino vedi B. Frecht, Die Berliner Mauer in der Literatur: eine Untersuchung ausgevvahlter Prosawerke seit 1961, Pfungstadt bei Darmstadt, Ergon, 1992; A. Jaforte, Die Mauer in der literarischen Prosa der DDR, Frankfurt a.M., P. Lang, 1991; D. Glass, D. Rosler, J. White (a cura di), Berlin: literary images of a city!eine Grosstadt im Spiegel der Literatur, Berlin, E. Schmidt, 1989 (con un'ottima bibliografia sull'argomento); sui graffiti del Muro v. H.J. Kuzdas e M. Nungesser, Berlin Mauer Kunst!Berlin Wall Art, Berlin, Elefanten Press, 1990. 9 «(...) memory fades swiftly, in this part of the world» (IBB:102). 10 «(...) the presence of something obscene» (OW:233). 11 «(...) humiliation, if properly absorbed, can be a sacred experience (...). I have never seen the Wall desecrated» (OW:239). 12 Sul monumento in veste di tempio di una cultura nazionale vedi l'illuminante saggio di Sternberger, in particolare la sezione «Templi profani» (1985:171-75). 79

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