Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

questa sfera, che culmina nel paesaggio ameno-bucolico, è però soltanto apparenza. Mentre la naturalezza apparente è voluta dall'autore, la riflessione sulle condizioni di questa nuova esperienza della Natura manca. Si potrebbe perciò parlare nel caso di Teocrito di un io già scisso, tuttavia non ancora conscio delle cause e della «fenomenologia» di questa scissione. La lezione più importante che ci viene impartita da Teocrito nella sua prima poesia, risiede nel fatto che l'invenzione del paesaggio nasce proprio dalla prassi del canto stesso e dallo sguardo dell'io poetico; ragion per cui, il paesaggio non è altro che paesaggio poetico! L'Arte che nel periodo ellenistico aveva già scordato la Natura, con Teocrito ritorna ad essa, per trovare nel paesaggio lo spazio emotivo dell'io. Un altro famoso idillio di Teocrito (Id. VII: Le Talisie) contiene importanti elementi sulla nascita del paesaggio poetico nello spirito bucolico. In questo caso siamo sull'isola di Kos e Simichida, il quale dalla città sta recandosi ad una festa in campagna da Frasidèmo, incontra strada facendo Lykidas, uno strano capraro e sommo poeta: oltre ai doni si scambiano anche le due canzoni bucoliche che compongono il centro del poema. In questo atto bucolico spicca nuovamente l'aspetto emotivo, che è a sua volta nuovamente centrato sul paesaggio. Così, l'intero Idillio prepara sin dall'inizio all'apogeo culminante appunto nel momento bucolico-paesaggistico («[...] e ora tutto d'intorno/pioppi v'intessono ed olmi un ombroso boschetto soave/ramo a ramo intrecciando, in fresco rigoglio di fronde.» (32)): Eucrito invece ed io, compagni ad Amintico il bello, di Frasidèmo al podere volgemmo: e là tosto arrivati, giocondamente in profondi giacigli di giunco odoroso riposavamo e su pampini allor da la vite recisi. Sul nostro capo ondeggiavano, al rezzo soave, le piante, pioppi fronzuti ed olmi: un rivolo sacro lì presso 195

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