Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

Suddivisa tra madre e figlio, la colpa si alleggerisce, si fa strada la luce di un pensiero che distingue nelle due fasi del matriarcato quella della palude, degli adulteri e della dissolutezza orgiastica, la fase che Bachofen attribuisce all'eterismo e al comunismo platonico primitivo, e quella della rivolta tragica dell'amazzonismo che prelude all'affermazione dell'ordine paterno. Dalla figura della Madre che si avvita in oscure spire mortali mentre la testa si perde in alto in una nuvola fiorita (97), si stacca così quella della"dea dell'intelligibile" dal"profilo severo e duro" (59), la donna dal"profilo di luce" (61), sacerdotessa, druidessa che accompagna il figlio nell'eseguire il "gioco misterioso delle ombre e del ritmo di linee mentalmente concepite". Lo sguardo severo e duro, sguardo di Amazzone e di fanciulla casta, ripristina la funzionematerna di argine e misura verso la dilatazione infinita dell'orgasmo che si moltiplica e si cerca negli allettamenti del piacere e dello svago. La duplicazione materna ha una splendida illustrazione nell'immagine della donna-centauro che trafigge un serpentone dalla testa di oca (50). L'estrema improbabilità di questa combinazione non può non farci pensare che Redon abbia tratto proprio da Bachofen il riferimento al mito che, nei sembianti dell'oca erotica che sta a rappresentare la terra impregnata di acqua, immagina Nemesi, vendicatrice del matricidio e progenitrice materiale lei stessa. Ma in questo fusain vediamo anche la vittoria non dell'ordine paterno su quello femminile materno, ma di una femminilità innalzata a una silenziosa sapienza virile su una radice maschile effeminata, ridicolmente lamentosa forse di essere strappata alla terra. Una crudele ironia lascia che lo spunto incestuoso venga brutalmente evidenziato nell'atto masturbatorio che una mano al posto dello zoccolo posteriore del cavallo, sulla cui coda è migrato il ciuffo di canne che ci è familia188

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