colta un chiodo, un'unica punta, esce dall'elmo che vanamente protegge il capo del figlio offerto, come su un vassoio, piccolo S. Giovanni decollato, sul piano di un tavolino (36). La madre è connotata così di Erinni, per un figlio che manca la parte vendicatrice di Oreste, e come Salomè per la corruzione e l'impurità che lo stesso figlio le imputa, godendone. Il rapporto madre-figlio in Dans le reve (1879) è una chiamata che non passa per le parole. La madre non ha niente da dirgli e le sue orecchie sono perciò tappate da un'ala di pipistrello, Limbes (30), Limbi, o sostituite, Gnome (32), Gnomo, da due spesse ali membranose. Dal posto che occupa di un sole totalmente annerito, è con il solo sguardo che la madre provoca il figlio a una nascita, Germination (28), Germinazione, per fermentazione gassosa, come da un liquido stagnante. "Le canne selvatiche spuntano dal fango, che è compenetrazione di terra e acqua, senza alcun intervento da parte dell'uomo; esse si rinnovano, crescono e muoiono perennemente, senza che le si semini o raccolga" (Bachofen, I, p. 148). La germinazione spontanea esclude il padre dall'atto di procreazione. Totalmente alla mercé della madre, cui rivolge un supplice sguardo, il sogno pone infine il figlio, in Triste montée (35), Triste ascesa, al posto lasciato vacante di un sole annerito. E questa volta il pensiero deliberatamente incestuoso cerca il suo limite nella cuffietta da santa che viene nuovamente a trattenere l'eruzione orgiastica di Eclosion (27), Sboccio. Come un pallone aerostatico, la madre dà le ali al desiderio del figlio sopra il tetto familiare, ma intanto guarda altrove. La parola non trova l'orecchio, lo sguardo non incontra lo sguardo. Solo la corrispondenza misurata materna potrebbe mantenere l'occhio nella sua orbita. Ma la misura della madre è ciò che mette il figlio in rapporto al padre. Quando con le teorie sessuali infantili il bambino attribuisce il pene alla madre questa fantasia o meglio 179
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