Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

ratori per porre l'ultimo mattone, a coronamento della loro costruzione rivoluzionaria. Gli operai avevano costruito il Palazzo d'Inverno - ora andavano a mettere alla prova lo zar. Ma non ci riuscirono - lo zar crollò, il palazzo divenne una bara e un deserto, la piazza una voragine aperta e la città meglio costruita del mondo - un assurdo groviglio di edifici. Che fare allora? Solo l'enorme gialla clinica Obuchovskaja, con le siepi, le piccole corti e le camere mortuarie, non perse la testa - sapeva cosa doveva fare. Come una vecchia zia che appare in famiglia nei giorni delle nascite e dellemorti, questa vecchia levatrice gialla accolsemigliaia di morti ammazzati per caso, colpiti come selvaggina dalle pallottole, con una ferita invisibile e un piccolo peso di piombo in corpo. Nessuno sapeva in quel giallo giorno d'inverno che la Obuchovskaja accoglieva la neonata Russiarossa, che ogni assassinio era una nascita. Anche il piccolo scaltro muzik nella lontana Siberia ancora non sapeva chi avrebbe dovuto salvare, e non si preparava per il lungo cammino. Era cupa Pietroburgo decapitata, fumavano i fuochi nelle vie, gelavano negli angoli le inutili pattuglie in ritardo, ma una città senz'anima è impensabile - e liberata la nuova anima di Pietroburgo, tenera Psiche abbandonata, vagava già sulle nevi. Dalle barriere di legno e mattoni al calice di granito della Neva, sino al massello architettonico puro, come un tabernacolo, con l'ostensorio dell'Ammiragliato e il sarcofago di Sant'Isacco, il primo corteo di operai non ebbe successo. Ma ricominciò di nuovo - tutta Pietroburgo, di mattoni, sporca, gialla, con le case di legno, cassette, i tuguri, le fabbriche e i terreni abbandonati [si sollevò] e di nuovo da ogni parte arrivò dodici anni dopo a Piazza Dvorcovaja, per finire l'opera delle proprie mani e, con l'ultimo 81

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==