Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

L'episodio mette termine alla prima fase della vita di un giovane uomo, talento calcistico naturale, che qualche anno prima, poco più che adolescente, era stato "prelevato" da un importante club calcistico e, dal suo angusto luogo d'origine, si ritrovò, nel giro di pochi giorni, in una grande città del nord. Dopo qualche tempo di apprendistato A. giunse sino alle soglie della prima squadra: ma ogni provino cui era affidata la decisione del definitivo inserimento nel suo ruolo si rivelò fallimentare, tanto che dopo ripetuti insuccessi fu trasferito ad una squadra di lignaggio inferiore. Il declassamento calcistico negli anni successivi fu progressivo ed inarrestabile. Allontanato da una squadra al termine di ogni stagione, nella successiva gli si ripresentava la medesima questione: quella di trovarsi nella nuova squadra un posto che per qualche motivo presumeva di dover sottrarre ad un giocatore più anziano. Ovviamente nel momento in cui si verificò l'infortunio l'inserimento nel nuovo club, al contrario di quanto avvenuto in passato, si stava rivelando quanto a risultati positivo e felice. Il trauma che mise fine alla carriera di calciatore e che al tempo stesso sanzionò, con l'ingresso nella psicosi, l'infrangersi di un precario equilibrio sin lì a fatica mantenuto, conferma intanto un tratto dato da S. Finzi come distintivo della psicosi: «quello che indica come sovente un delirio incominci dalla frattura di un arto, dallo spezzarsi dei legamenti di un'articolazione, dalla rottura diuna rotula, da un ginocchio dolente. Ebbene, la legge che qui si evidenzia è che la psicosi si innesta al posto di una protesi. La sua sede naturale è in un certo senso quel punto di arresto nel quale l'applicazione di un congegno artificiale sarebbe teoricamente in grado di ripristinare la capacità di muoversi... Lo psicotico sa dove andare. Ma diversamente da Edipo trova la maniera di non arrivarci, dato che il lume che perde, conoscendo la strada, è quello della ragione»1 . Ed infatti A. se ne resta da allora in poi immobile, come fulminato da un'implacabile vis inertiae che lo rende torpido e distante dai suoi affari personali e dalle vicende del mondo; sembra ignorare i numerosi legami affettivi che in precedenza aveva intensamente vissuto e trascina sciattamente la sua esistenza tra il trasognato ed il trafelato. L'unica questione che sembra interessarlo vivamente si annoda intorno alla rincorsa verso il "vero" padre. Ed avutane una volta per tutte la certezza, delirante, che da qualche 200

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