pesse, di sorelle inesistenti, la duplicità sanzionata dal "romanzo familiare": le fantasie infantili sull'essere stati adottati, su un'altra famiglia altrove, che permette non solo l'interruzione della genealogia e dell'incatenamento al godimento del padre, ma l'intersecarsi di punti di vista diversi, l'alto e il basso, il ricco e la servitù, tutta la commistione di elementi eterogenei che hanno dato origine alla nascita del romanzo e la perdita dei quali sta segnando la sua fine. Che allora l'arte si avvalga del sogno è in parte un artificio scenico. Che consente di rappresentare un sognatore che sogna, e la complessità del sogno può allora non avere un punto di vista fermo. Il soggetto è rappresentato orizzontale come l'omino che illustra il ''punto di vista vagante" nel Non composto nello spazio. Non solo, ma il sogno, che è sempre in un certo senso un sogno raccontato, si avvale, come Klee, di un occhio solo, per vedere. Klee scriveva nel suo diario: "un occhio vede, l'altro sente". La rappresentazione del sentire ci riporta alla nostra prima rappresentazione esterna dell'apparato psichico, la pianta disegnata di cui fa parte "il rumore del cavallo". Torniamo allora al punto di partenza, la testa con bandierina e rombo di Klee, del 1925. Ogni movimento e contromovimento è accompagnato da un suono. Nel caso del paziente con gli occhiali è la voce materna che gli intima attenzione, nel caso del piccolo Hans è il rumore degli zoccoli del cavallo e la pressione di direzioni diverse è così forte da poter, in curva, rovesciare il carro. Così anche il quadro, la superficie fondamentale segnata dalla forma materiale che accoglie le composizioni, subisce pressioni. E il simulacro di voce che esce dalla testa con bandierina schiaccia il quadro nella figura del rombo. Il rombo diventa una figura carica di storia. Una storia che appartiene al tempo, se lo troviamo nei graffiti antichi e se la tomba delle Amazzoni sconfitte, di fronte alla 44
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