Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

Memorie di ciechi «Gliene capitano di cose: giorno e notte.» «Devo ammettere, è vero, che ne ho viste delle belle, in questi ultimi tempi. E tutto è archiviato, non sono il solo a poterlo testimoniare. L' 11 luglio, dunque - sono guarito (sentimento di conversione o di resurrezione, di nuovo il battere della palpebra, il mio viso resta assillato da un fantasma di sfiguramento) - è il primo appuntamento al Louvre. La sera stessa, mentre rientro a casa in macchina, il tema della mostra mi si impone. Quasi di colpo, in un solo istante. Guidando scarabocchio un titolo provvisorio, a uso privato, per classificare i miei appunti: L'ouvre où ne pas voir1 che al mio rientro diventa un'icona, ovvero una finestra da "aprire" sullo schermo del mio computer. Questo, gliene ho già parlato, non deve esser letto come il diario di una mostra. Lo penso solo come un'occasione o il luogo di una domanda pensosa: cosa potrebbe essere un journal, diario intimo o giornale, di un cieco e il giorno, quindi, il ritmo dei giorni e delle notti senza giorno, le date e i calendari che scandiscono le memorie? Come si potrebbero scrivere delle memorie di ciechi? Dico le memorie, non dico ancora i canti, né i racconti, né i poemi di ciechi, nella grande filiazione notturna che seppelli20

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