Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

passaggio dell'ombra e della luce sulle loro superfici. L'opera allo stato puro, l'opera mentale e immateriale si c.olloca a metà strada tra l'occhio e l'immagine creata. Sospesa in questa terra di nessuno, è lì che si materializza l'essenza intima del lavoro, che avviene quella che si potrebbe chiamare divina metamorfosi. Ho pensato il corpo della terra come il museo più giusto e sensibile per accogliere una scultura, una scultura come un cuore pulsante dentro la terra. Mistico e spirituale sono parole difficili da pronunciare, anche se penso che il lavoro non può nascere se non in una condizione di spiritualità laica. Lo spirituale che alcuni intravedono nel mio lavoro lo chiamerei semplicemente una convinzione profonda che fa parte di una vis10ne. Le motivazioni esterne passano sempre dentro di noi. Noi non rappresentiamo quello che vediamo, noi non conosciamo e non vediamo le cose come sono. Noi vediamo quello che sentiamo. In che direzione va il mio lavoro, la mia ricerca? Non ho mai sentito l'urgenza, l'importanza di domandarmi questo. Ciò che ho vissuto non coincide perfettamente con ciò che ho pensato. Teorie, profezie, programmi non sono che dei buoni propositi, l'arte non si descrive, l'arte si fa; tutto il suo universo è nell'istante. Quello che faccio mi permette di penetrare per brevi momenti certi luoghi della mente che fino a un attimo prima erano sembrati inaccessibili. Il mio lavoro mi dà la forza per vivere, questa è la sua direzione. Tendo a fuggire, a nascondermi, ad accettare le mostre 18

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