Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

do, ci sarebbe più dolore. «It would be lonelier, without the loneliness», insegna Emily Dickinson. Saremmo più soli, senza la solitudine. Saremmo più poveri, senza la povertà. Saremmo più tristi, senza la tristezza. Il dolore, comunque, un poco lenisce il dolore. L'uomo, un anonimo, si tiene a distanza. Il grido non lo riguarda, non lo intende rivolto a sé, non ne comprende dunque il senso. E tuttavia c'è un orecchio che accoglie quel suono, alla fine: e lo accoglie come la cosa che è, niente altro. Sono foglie che gridano, non eroi che declamino le loro sorti ingrate, né uomini che piangano sul loro destino. Ma se quel grido veramente non ci riguardasse, perché quel titolo? Perché Il corso di un particolare? Il particolare ha senso in una opposizione al generale, in quanto il suo corso e vicenda e vicissitudine diventano parabola... Altrimenti, perché al suono delle foglie percosse associare quel verbo umano, piangere? gridare? L'orecchio di chi ascolta riceve quel suono da fuori, ma trasportandolo nel proprio interno, lo trasforma. Nel trasporto c'è tropismo, e dunque m<!­ tafora. Allo stesso modo il grido roco dall'aperto rimbomba nel cavo della mente e tramuta nell'inizio di «una nuova conoscenza». Tutti questi pezzi invernali descrivono uno stato di estrema povertà e indigenza. Nella stagione della povertà, tuttavia il poeta (con Holderlin) ci invita ad aprirci alla terra: «Su vieni! Guardiamo all'aperto,/ Cerchiamo quello che è nostro, per quanto sia ancora/ lontano./ Ferma resta una sola cosa: di mezzogiorno/ O nella mezzanotte, una misura sussiste/ Comune a tutti, seppure a ciascuno è assegnata la propria...». Quello che è nostro per lo più è il pathos con cui abbracciamo l'abbandono. Perché «gli dei si sono sciolti a mezz'aria», racconta Stevens. Ma attenzione: «vedere gli dei sciogliersi a mezz'aria è una delle grandi esperienze umane». «L'annichilimento riguarda loro, non noi, e tuttavia ci ha lasciato la sensazione che in una certa misura anche noi siamo stati annichiliti... La cosa straordinaria è che non hanno lasciato ricordi, né troni, né cerchi mistici...» E non ci sono state «sommosse invocanti il loro ritorno» («ma i troni dove sono? i templi e dove i vasi?» si chiedeva già Holderlin). In questo tempo della povertà l'uomo è solo. Solo al mondo. E il mondo, abbiamo detto, è clima, stagione... Esposto agli ele107

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==