Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

diale (la natura) ospiti una struttura ordinata e simmetrica per eccellenza, in modo tale che la più radicale delle opposizioni (Natura/Cultura) si dà invece come parificazione: l'una è fusa con l'altra, ovvero l'una contiene l'altra. Il pensiero è tanto più scandaloso in quanto pare contraddire tutte le infinite dichiarazioni di Baudelaire sull'arte come artificio opposto alla natura (per altro, la poesia è «fleur! »). Si consideri inoltre che il tempio non è un edificio qualsiasi, ma un edificio consacrato al culto di una divinità. Siamo ora dunque scesi nella foresta-tempio del sacro: nella sua etimologia, la parola «sacro» rinvia a due significati: da un lato, al concetto di «cosa avvinta alla divinità», dall'altro lato alla «sacralità» di un luogo, che può essere a sua volta riferita ad una divinità «buona» oppure «cattiva», terribile, infera (da cui il significato di «maledetto»). Scendendo ancora, non possiamo non vedere come il testo rimandi ad una rappresentazione inconscia in cui la madre è un edificio sacro (simbiotico, divino o maledetto) con dei pilastri dentro, depositari del logos. Ricordiamo pure che il pilone, il pilastro, la colonna, in quanto assicurano la solidità e la stabilità di una costruzione, sono senz'altro simboli del padre-fallo, organizzante e strutturante. Non è essenziale ma è pur interessante sapere che a Delfi, tempio d'Apollo, c'era una cavità stretta e profonda, con vapori sulfurei, da cui si «vedevano» uscire dalla bocca di Gea oracoli e responsi (si badi che la parola stessa Delphys significa «matrice»: la misteriosa cavità era una bocca-matrice, uno stomios, una vagina). In definitiva, si può considerare che la fantasia inconscia unisce (sia attraverso l'equazione, sia attraverso il sintagma «tenebrosa e profonda unità») l'imago genitale materna e l'imago genitale paterna in una scena primaria («sguardi familiari») confusiva («si confondono», «confuse parole») da cui pare concepirsi e generarsi il simbolo vivente, la parola poetica stessa. Si potrebbe anche aggiungere che, per qualche aspetto, l'unità tenebrosa e 169

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