Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

ce di questa metafisica è infatti la «voce» della coscienza del filosofo occidentale che gli detta le sue massime e lo rimprovera quando egli vorrebbe creare delle teorie che si discostino dall'alveo della tradizione, è essa il subconscio collettivo del pensatore europeo, il suo super-ego, che gli impedisce di esprimere liberamente le sue opinioni personali. La stessa polemica sulla materia che era sembrata contrapporre drasticamente i nostri due 4utori si smussa alla luce di queste considerazioni ed arrotonda i suoi spigoli più acuminati e taglienti. Dopo aver ironizzato senza pietà sulle prerogative degli «spiriti», che, secondo Clarke e Newton, dovevano riempire gli spazi interatomici, di essere «immateriali» e nello stesso tempo «impenetrabili»53, con una presa di posizione che merita senz'altro l'appellativo di «progressista», Leibniz riconosce infatti sia che la «potenza di Dio» può esercitarsi tanto bene sugli «atomi» che sulle «monadi»54, sia che gli «spiriti» esistono e sono sottomessi a forze ben diverse da quelle «naturali»55. Leibniz recede dunque dalle sue iniziali posizioni antispiritualiste e ritratta le sue dichiarazioni ostili all'occultismo. Come si vede, ci troviamo in cospetto di una discussione che per la natura dell'argomento trattato, gli «spiriti», e per il taglio dato alla trattazione, potrebbe essere definita benissimo una discussione tra illuministi e guardiani della reazione o, in ogni modo, di una forma di pensiero retrogrado; ma, a parte l'osservazione che il filosofo «preilluminista» Leibniz, contestando l'esistenza di sostanze immateriali, dimostra di essere su posizioni più «avanzate» dei filosofi «illuministi» Newton e Clarke, c'è da chiedersi se, ancora una volta, le posizioni di Leibniz non siano più avanzate perché rappresentano quelle posizioni filosofiche preterintenzionali di cui abbiamo spesso parlato nel corso del saggio, e che, in quest'ultimo caso, vengo84

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