Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

senza immagini, dal crollo della simbologia (in particolare di quella cristiana), dal «Tun ohne Bild» rilkiano51. L'unica potenza delle immagini nel mondo di oggi si fonda, per Kerényi, solamente sugli archetipi dell'inconscio collettivo, sul «contatto genealogico col passato»52 . In questo senso l'archetipo non è soltanto un residuo di un mondo precedente (e quindi anche potenzialmente pericoloso53), ma è anche una potenza della psiche, un sistema funzionante nel presente, tendente a compensare e rettificare le inevitabili unilateralità della coscienza54. L'archetipo di Kerényi si spinge oltre l'esigenza di correzione della psiche, oltre la possibilità di salvezza psicologica che preservi l'uomo dai pericoli dell'anima e dalle crisi psichiche, unificando e armonizzando i contrari55: esso serve all'uomo come mezzo atto a fornirgli la capacità di risentire l'età d'oro del Verwobenheit56 • È per mezzo dell'archetipo, attraverso le sue formazioni tradizionali, che l'uomo può rincontrare il mito ed arrivare alle «radici della coscienza»57 , sperimentando la sua arché assoluta, l'inizio da cui egli si è venuto formando come unità ed unione di tutti i contrasti del suo essere. La nozione di archetipo in Kerényi si muove, in ultima istanza, in una dimensione che sta tra lo psicologico e il filosofico, asse rotante di tutta la sua ricerca. Ricerca che si sviluppa fissando lo sguardo da una parte «sulla molteplicità storica», e dall'altra «su quello che la riunisce e che sta il più vicino alle origini»58 . 202

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