Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

rassegne Un "modello" per il Novecento. Earchetipo in Jung, Kerényi e Frye Se, come è stato notato da più parti, il linguaggio della critica letteraria si sta liberando di certa terminologia di matrice psicoanalitica in voga una decina di anni fa, non si può negare però che, ad esempio, la psicoanalisi junghiana continui a fornire, attraverso i concetti fondamentali di inconscio collettivo e di archetipo, un tessuto connettivo tra psicologia, sociologia, critica letteraria e filosofia tale da offrire ancora spazi ermeneutici e strumenti euristici di grande interesse. La nozione di archetipo, in particolare, ha avuto enorme fortuna nella critica letteraria, soprattutto grazie all'opera di un grande critico come Northrop Frye. E si è estesa fino alle più intelligenti figure della cultura cosiddetta post-moderna, adempiendo di volta in volta ai significati di «modello», «figura originaria», «mito», narrazione di cui non ci spieghiamo il significato, ma che riconosciamo come filo conduttore per capire noi stessi e le nostre vicende (le quali senza di esso ci apparirebbero in una luce confusa e angosciante). Se è questa la nozione che, partendo da Jung, passando per Kerényi e giungendo a Frye, attraversa tutto il '900, acquista allora particolare interesse rintracciarne i diffe190

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