Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

con questo destino: lo provoca in una strategia, lo adempie - più che rappresentarlo - in una scrittura. La dimostrazione di questa equivalenza è stata prodotta con esattezza irripetibile dalla letteratura con il carteggio delle Liaisons dangereuses. Nel ricordare o nel rileggere, si comincia sempre da questa esattezza: si pensa a «un disegno geometrico che riempiva lo spazio con ritmo ostinato», alle «linee di un'architettura un po' pesante», al «luccichio delle maglie di un'armatura», a «un ferratissimo congegno di orologeria»'. Ma la definizione più promettente per noi è quella più «secca», quella che, senza passare attraverso l'analogia, sia pure assottigliata fino alla «geometria incorruttibile» del cristallo, distingue immediatamente nel libro di Laclos «l'enunciato grafico di un intreccio di forze»2 • Perché, se è così, la finzione lettera- . ria, nel rappresentare l'orditura e la forma dei legami, non si attiene alla verosimiglianza, ma a un criterio di realtà che continua a riservare delle sorprese a chi tenti, come intendiamo fare noi in qualche dettaglio e 'momento', l'enunciato e le forze in gioco. Dentro quelle relazioni epistolari si svolge anche la loro analisi: il carteggio è messo in discussione proprio come legame. La marchesa di Merteuil, che, anche più di Valmont, ne governa la trama e distribuisce in essa le parti (credendo di stringervi i singoli destini), diffida delle lettere. «Credetemi, visconte; vi si chiede di non scrivere più; approfittatene»: è il consiglio che manda a Valmont, il quale mette tanto zelo nell'impresa di sedurre la presidentessa di Tourvel con lettere appassionate. Zelo sprecato, perché i tempi lunghi e distinti della corrispondenza lasciano alla «vertu raisonneuse» di una donna di princìpi tutto l'agio di studiare il valore delle parole e di allestire le proprie difese. Il fatto è che, per quella severa eroina della finzione che è la Merteuil, «in amore non c'è niente di così difficile come scrivere ciò che non si sente»: le parole sono quelle, ma «non si dispongono nello stesso 16

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