Il piccolo Hans - anno XVII - n. 65 - primavera 1990

scambio con un Dio... invidio coloro che lo posseggono, perché so che... mi aiuterebbe immensamente». Flournoy doveva ben saperlo; in proposito il suo corrispondente gli si era anche confidato per lettera; invece proiettò in lui la soddisfazione di questa esigenza (perché «l'uomo per vivere ha bisogno della religione»); non esitò a definire «la personalità e la filosofia di James... cristiane nell'essenza», la sua volontà di credere sinonimo di fede religiosa; gli attribuì indissolubili quattro credenze: non solo nella libertà dell'uomo e nella realtà del male, ma anche nell'esistenza di Dio e nel «trionfo definitivo del bene»9 • Cose del genere pronunciò, commosso, per onorare l'amico, «probabilmente il più grande psicologo che sia mai esistito»; ma a James vivente non corrispondevano e difatti non gliele aveva neppure suggerite. È la prova finale di come Flournoy idealizzasse la figura dell'altro, fortemente, non appena il confronto reale con lui gli era venuto a. mancare; un ulteriore indizio a suggerire che il loro rapporto era più complesso di quanto concedesse la sempre dichiarata sintonia, l'occultamento difensivo di ogni aggressività. Sarebbe stato bello, mi viene da pensare, se qualche volta si fossero affrontati fino a riuscire a litigarsi; per poi sentirsi più vicini. «Lungo tutti questi anni, ho desiderato poter vivere più vicino a te, vederti di più, scambiare più idee, perché noi sembriamo due uomini particolarmente ben faitspour nous comprendre»: era l'ultima lettera per Théodore - «posso solo chiederti di pensare a me come il tuo ever lovingly William» (9 luglio 1910). Patrizia Guamieri 150

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