Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

mento della mitica integrità perduta o danneggiata. Ho cercato anche di far presente che una simile veduta non ha diritto di cittadinanza nell'analisi freudiana, ma neanche in quella kleiniana. Le citazioni trascritte innanzi sono utili, oltre il loro specifico contenuto, perché contraddicono le correnti definizioni che nei vocaboli di diverse lingue riceve la parola restauro. La prima accezione è sempre restituire allo stato primitivo, per rifacimento o per ricostruzione. È stato dunque necessario che la moderna scienza del . restauro facesse i conti con il Falso e con il Tempo. Il Falso s'identifica con la Follia perché entrambi operano un rifacimento delle parti scomparse, tutti e due rattoppano le lacune con una formula fittizia, che fa sembiante di originale al cui posto accorre. La Follia e il Falso enunciano una pretesa che somiglia a quella dell'attore nel diritto romano, evitare le conseguenze inevitabili della cosa giudicata. Il Falso e la Follia allucinano la restitutio in integrum, che è tentativo di annullamento del tempo-vita e negazione delle connotazioni specifiche che da esso derivano; confusione degli atti negativi del tempo, il deterioramento, con quelli che servono invece a caratterizzare il soggetto. Il restauro come scienza si confronta con una problematica certamente non uguale, ma neppure molto dissimile da quella sollevata dalla cura dei soggetti e s'impone un'etica condivisibile: l'intervento non dev'essere imitativo, né competitivo, non può sostituirsi all'atto altrui né modificarlo d'impero. Non potrà né dovrà sognare di eliminare il tempo che connota ciò che tocca, tempo che offusca e degrada ma che inoltre stempera e sviluppa. Il restauro affronta nella cura dell'oggetto il dilemma della scelta dell'intervento se è alle prese con il mancante, con la lacuna, con la perdita irreparabile. Non molto diversa è la situazione che si presenta al terapeuta quando viene interrogato dalla lacuna della psi77

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==