irripetibilità. Tralasciando ogni altra considerazione sul carattere rivoluzionante di tale innovazione, ne consegue la possibilità per lo storico o il filologo di domani-ma già di oggi-di accedere al passato musicale in modi qualitativamente diversi e incomparabilmente più ricchi di quanto non accada per la musica anteriore all'epoca della riproduzione sonora. In senso storiografico è proprio questo il mutamento cardinale della nostra epoca musicale rispetto ai dieci o undici secoli di storia musicale europea basata su fonti aventi un significato acustico ricostruibile almeno parzialmente attrraverso un paziente lavoro di decifrazione, per il quale necessita una competenza di alto livello riguardo alle convenzioni grafiche proprie delle notazioni musicali delle varie epoche o regioni. Per la musica composta nel nostro secolo lo storico ed il filologo di domani avranno a disposizione la documentazione sonora realizzata magari sotto il diretto controllo del compositore e pienamente rispondente alle sue intenzioni, saranno cioè in possesso di un'immagine sonora fornita di un elevatissimo tasso di veridicità sia in senso documentario, sia estetico. Semmai il processo per lo storico sarà a rovescio rispetto a quanto accade per il nostro passato, divenendo probabile che nel caso di sopravvivenza del documento sonoro si debba invece procedere alla ricostruzione del testo scritto (anche se in prospettiva la musica procede verso un superamento definitivo della tradizionale notazione scritta, di cui la fase ultima e più perfezionata è per l'appunto non più un insieme di istruzioni per la riproduzione del brano musicale, bensì il brano musicale stesso già riprodotto alla perfezione). Un procedimento cioè esattamente contrario del tradizionale problema filologico concernente la musica antica ove il testo-manoscritto od edito a stampa-è disponibile quale reperto, ma magari se ne ignorano o esistono pareri contrastanti circa i criteri per tradurlo in un'immagine sonora il più vicino possi150
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