Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

L )uccelloche canta e ti rcaletdoscopio del cielo)) Il paradiso perduto ha lasciato le sue tracce nel luogo della fobia. Lo sbarramento che ne impedisce l'accesso, la presenza dell'animale, ma anche tutto il rapporto che solo attraverso il «luogo della fobia» l'uomo intrattiene con la natura. È nel luogo della fobia, così abbiamo chiamato «la prima rappresentazione esterna dell'apparato psichico» all'età di quattro anni, che awiene per noi ciò che per Lacari awiene con il linguaggio: si struttura l'inconscio. Si struttura come un linguaggio per Lacan, e l'arcobaleno esiste nel momento in cui l'uomo lo dice, e gli animali lo ignorano. Rivela le tracce del lavoro compiuto dalla natura, ora oscurata, per noi: e appaiono nei sogni della notte i colori, le macchie, le strisce, gli ocelli a segnare di tratti animali la psiche umana. È quasi sera nella casa sul lago. Per un momento una luce argentea rende fosforescenti e distingue i viola dei rododendri, i rossi delle azalee, il viola-arancio degli aceri, e sono gli uccelli a incominciare a cantare proprio in quel momento, diverso in tutte le stagioni, a marcare il cambio della luce. L'uomo ha perduto il suo paradiso da sempre e la nevrosi ha bisogno di dimenticarlo come la perversione di pietrificarlo. Ma attraverso le fobie inawertite ma tenaci che ce ne tengono lontani, affiora il ricordo del luogo della fobia, dove 5

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