Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

cosa che si produce per sommazione, dove lo stimolo pulsionale tende a far superare un ostacolo, diremmo una soglia, ed in seguito il processo continua, senza nessuna possibilità di tornare indietro attraverso equilibri, com-· promessi, tendenze omeostatiche, per vie diverse da quelle della scarica (il modello sembra quello dell'eiaculazione). In fondo la fiaba di Natale del 1896 (Lettere a Fliess p. 190), all'interno del tentativo di trovare un nesso tra nevrosi e psicosi, utilizzando le due forme, nevrosi ossessive e paranoia, vicinissime tra loro ma nello stesso tempo separate da un sottile ma profondissimo e insondabile abisso, è uno dei più poderosi tentativi di trovare questa legge ordinatrice, questo principio della tabella di Mendelejeff. L'iter qui si snoda dall'esperienza sessuale, traumatica, prematura, da rimuovere; alla rimozione successiva, con formazione del sintomo primario; ad una fase di difesa riuscita, simigliante alla salute; alla fase di ritorno delle rappresentazioni rimosse, in cui, nel tentativo di equilibrio da parte dell'Io, si formano i veri e nuovi sintomi; alla fase di adeguamento, o di sopraffazione dell'Io o di guarigione difettosa. L'elemento unitario è definito così da Freud (Lettere a Fliess p. 192): «Le principali differenze tra le singole nevrosi si rivelano nel modo con cui ritornano le rappresentazioni rimosse, altre si mostrano nel tipo di formazione dei sintomi e nel decorso della malattia. Ma il carattere specifico delle diverse nevrosi risiede nelle modalità di esecuzione della rimozione». Una «fiaba scientifica» pareva questa impostazione a Kraft-Ebing (Lettere a Fliess p. 214), ma è evidente l'intento della ricerca freudiana del «caput Nili». Un altro e ancor più preciso esempio di tavola di Mendelejeff è il seguente (Lettere a Fliess p. 216): 161

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==