esclusivamente all'influenza ambientale, che ci è già nota a partire dalla formazione dei disturbi nervosi nella psicoanalisi. Sappiamo infatti, ed è stato in primo luogo Abraham a mostrarlo nei suoi articoli,61 che le pulsioni sessuali nei bambini provocano attivamente gli stessi avvenimenti e traumi che avrebbero contribuito alla loro fissazione. È necessario inoltre considerare qui un altro fatto. Sappiamo che lo sviluppo culturale dell'uomo è avvenuto per metà a spese della .sessualità rimossa e che le pulsioni parziali di questa, quali ad esempio il desiderio dell'incesto e le pulsioni sadomasochistiche e erotico-anali, che nel corso dello sviluppo sono state maggiormente sacrificate, sono attivate nel gioco senza inibizioni, oppure, nonostante le inibizioni, sono ampiamente attivate nella loro forma modificata e contrapposte alle formazioni di compromesso sostitutive, di reazione, e alla sublimazione. Se interpretiamo questo processo come un processo di sviluppo - e i paralleli comparativi della psicologia dei popoli dimostrano come esso sia la ricapitolazione dello sviluppo spirituale dell'umanità - possiamo supporre con certezza che il gioco, che per tutto il periodo dell'infanzia assume in sé ed elabora la maggior parte di queste pulsioni, unisca pulsioni e obiettivi sessuali e asessuali, insegni come farli collaborare reciprocamente, convogli l'energia sessuale eccedente nell'alveo degli istinti di autoconservazione, temperi gli impulsi eccessivamente antisociali ed egoistici, e pertanto non sia solo un fortuito campo d'azione di tutte queste pulsioni e inibizioni. Il gioco ha anche il compito di conciliare i prodotti dell'inconscio, dove domina soltanto il principio di piacere, con le condizioni e la costrizione della vita reale attraverso formazioni di compromesso. Sembra che l'uomo possegga con sicurezza solo la cultura di cui ha vissuto in se stesso lo sviluppo storico. Da questo punto di vista Groos può avere ragione quando afferma che il gioco è un eser82
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