Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

Stupore Diario di lavoro di Franco Rella Il tardo Schelling nella Filosofia della Rivelazione ha scritto pagine mirabili sullo stupore della ragione: sulla ragione attonita, che esce da se stessa, muta, di fronte alla realtà senza limiti, senza nomi, senza aggettivi. È l'emergenza del reale allo stato puro che, come diceva Valéry, di colpo arresta il cuore. Le grandi pagine heideggeriane sulla noia di Wegmarken o dei Grundbegriffe der Metaphysik, o il grande saggio freudiano sull'Unheimliche vengono di qui: dalla percezione stupefatta di una assoluta trascendenza del reale rispetto al potere conoscitivo del nostro linguaggio. È lo sguardo che gettiamo sulle «cose», oppure, come scrive Novalis, in un frammento intitolato caso e necessità, nelle «profondità dello spirito», quando non solo la ragione, ma anche «la forza immaginativa sta esausta e immobile». Eppure la filosofia, come hanno detto Platone e Aristotele, ha origine dallo stupore. È lo stupore che spezza le nostre abitudini mentali, e spazza via, come ha detto ancora Novalis, «quelle larve che, nel santuario, hanno occupato il posto in cui dovrebbero sorgere le vere statue degli dei». Ancora una volta dobbiamo ricorrere alla forza desituante dell'atopia. La mossa di Novalis è quella di usare la fisica per il mondo interno e l'anima per il mondo esterno. Di solito, egli dice, ci siamo fermati all'intelletto, alla fantasia, alla ragione, «i miseri compartimenti 203

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