Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

Si capisce l'entusiasmo di Apollinaire davanti alla scrittura cinese, riportata alla sua sostanza grafica agli occhi di coloro che ignorano il valore dei segni. L'ignoranza dell'arabo può allo stesso modo trasformare la scrittura araba in disegno. L'effetto viene rafforzato dalle preoccupazioni di calligrafia degli scribi che abbelliscono le lettere sino a renderle illeggibili. Linearità e spazio Lessing ha posto al centro della teoria estetica i limiti materiali imposti all'opera d'arte dal mezzo di trasmissione. La parola «limiti» figura già nel titolo dell'opera, Laokoon, Oder uber die Grenzen der Malerei und Poesie (Laocoonte, o dei limiti della pittura e della poesia). Vi si oppone, 150 anni prima della pubblicazione del Corso di linguistica di Ferdinand de Saussure, il carattere lineare dell'opera verbale. La parola è necessariamente una sequenza, giacchè non si possono emettere contemporaneamente due fonemi, pronunziare due parole, formare due enunziati. Questa limitazione di ordine fisiologico non si applica al linguaggio dal momento in cui abbandona il suo mezzo naturale per trasformarsi in messaggio ottico; tuttavia le diverse forme della scrittura si sono evolute verso una rappresentazione in forma di sequenza. Andando dall'alto in basso, da destra a sinistra, o da sinistra a destra, sono «rimaste in linea», sono arrivate alla scrittura lineare senza avere approfittato delle possibilità offerte dallo spazio bidimensionale1 . La storia della scrittura testimonia a favore della linearità, in quanto principio inerente al linguaggio: all'espressione verbale del pensiero concettuale. Il linguaggio è in pari tempo produzione e percezione. Ora, siamo perfettamente in grado di ascoltare un brano di musica mentre leggiamo un romanzo, ma siamo incapaci di seguire nello stesso tempo un racconto e 83

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