Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

Tra la nascita e la morte, il luogo della fobia ne divarica gli estremi. La pulsione di morte che lavora durante la vita è per una morte che sia ritorno all'antecedente come accumulo di residui nell'inanimato e non ritorno di un antecedente che ancora si anima: la struttura si àncora nella forma logica che residui materiali costituiscono come per la figura dell'operaio nel servo attraverso l'accumulo di terra sottratta; la stessa struttura è minacciata, come si manifesta nella schizofrenia, dal ritorno dell'animato che nella figura della nonna paterna continua a tenere caldo, a trattenere vivo e minaccioso, il godimento del padre nel suo esserci che lo regola come se la vita del nipote non dipendesse da una legge scritta ma da quella orale di un dio che si è lasciato rappresentare. La schizofrenia ha luogo nella rappresentazione del vivente e ostacola la pulsione di morte, là dove la paranoia tiene ferma la presenza del morto e rintraccia nel godimento paterno la possibile origine (l'altro polo è il soggetto). La paranoia dà un orlo al terribile. E basta già questa allusione al luogo della fobia perché questa psicosi si presenti come una forma di «cura» della schizofrenia. Come se riconoscesse una teoria: la pulsione di morte può lavorare a partire dal luogo della fobia e, così collocato, il suo lavoro è essenziale alla vita. Ancora sull'Uomo dei lupi: funzione del luogo della fobia e misurazioni L'orlo del buco che si apre nel naso dell'Uomo dei lupi 10 è insieme il buco stesso e ciò che permette di rappresentarlo, ciò che ne dà la circonferenza e il diametro che la divide. È quello che dicevamo, l'orlo al terribile 42

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