Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

mente in cerca di qualcosa cui aggrapparsi tant'è vero che in un'occasione si attacca convulsamente alla giacca di pelo della sua terapeuta. Questo avviene però con la giacca che non copre le spalle della giovane donna ma è posata sulla spalliera di una sedia, staccata quindi da lei. L'aggrappamento è sempre funzione di un distacco, di un allontanamento ed è per questo che possiamo dire che non vi è aggrappamento che alla protesi. La protesi non è qualcosa di fisso, di rigido. È un movimento. Infatti si colloca nel luogo della fobia che è una rappresentazione ferma in cui entra un movimento: l'andar contro il vetro, la mucca di Darwin, il carro di Hans5 • Il movimento della protesi è un va e vieni da e per il posto dell'origine. Quale l'impulso del ladro del berretto di Freud se non di allontanarla dal suo luogo diciamo così naturale, di creare una distanza tra la testa di Freud e ciò che la ricopriva? La perversione averte la protesi dal luogo dell'origine, godendo di questa separazione che serba, per un tempo, l'impronta dell'originale. Il reimpianto dei capelli che affascina Marco è d'altro canto il venir meno, l'offuscamento della protesi, per il suo innestarsi nella sede naturale. In questo modo mentre nel perverso c'è la volontà di animare il feticcio, come un burattino che viene manovrato, lo psicotico invece subisce l'animazione délla protesi che fagocita un campo crescendovi a dismisura. ·Per il perverso è così sempre sottesa l'origine naturale e quindi la possibilità della psicosi in quanto egli sa che il suo calco, il feticcio, serba dell'originale un'orma fugace e può farsi impellente per lui la spinta a una presa di vero, allo strappo della cosa stessa. Il perverso gioca a nascondersi con la possibilità della psicosi. E a volte si fa scoprire. Della psicosi invece c'è da dire una cosa importantissima che getta luce su un dato di esperienza comune, quello che indica come sovente un delirio incominci dalla 21

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