Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

5. A questa svolta del discorso, rispunta il grugno di cammello del demone cazottiano, vale a dire la sua domanda «Che vuoi?» rimbalzata dal testo al suo lettore. In materia di domande, di esami e di angoscia, c'è una dichiarazione di Freud, a proposito di un dibattito sul Risveglio di primavera di Wedekind alla Società psicoanalitica di Vienna: «L'esame di Edipo è pure legato ad angoscia. Dietro la Sfinge si nasconde l'angoscia (Sfinge significa strangolatrice). La domanda che probabilmente sta alla base di tutti questi esami è la domanda che solleva la curiosità sessuale del bambino: da dove vengono i bambini? La Sfinge pone solo la domanda all'inverso: che cosa è che viene?...»7 Una volta innescata la questione del terminabile/interminabile, la domanda «Che vuoi?» può ritrascriversi in vari modi: «Che vuoi, lettore, che io risponda al tuo 'senso della fine'?» Di questa domanda è pieno, ad esempio, il libro intrigante e in parte deludente di Frank Kermode, appunto Il senso della fine8 • Ma il «Che vuoi?» finisce per riflettersi ulteriormente sul testo, sull'opera stessa, cioè per interrogarla sul modo in cui prefiguri il proprio destino di terminabile o interminabile. Nel Bouvard et Pécuchet, la prefigurazione è macroscopica, addirittura scandalosa, tale da consigliare qualche cautela. Il libro si dichiara sfacciatamente interminato per le ragioni materiali che tutti sappiamo, ma è lecito dubitare che avrebbe mai potuto raggiungere la fine radicitus, data la sua natura di ente enciclopedico. L'enciclopedia è per definizione un sapere che va intorno, in giro e dunque continuamente accrescibile. Però accontentarsi di questo carattere per liquidare la struttura non-terminata (non-terminabile) del Bouvard, risulta piuttosto insoddisfacente. Una chiave più probabile spunta dagli scenarios et plans rimasti fra le carte flaubertiane... «Allons! pas de 199

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