Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

Da Sulle origini della bellezza: dialogo platonico ( 1865) Era l'inizio delle vacanze estive, e Oxford s'era quasi svuotata. Il Professore della Cattedra di Estetica, di recente istituzione, le cui lezioni erano andate deserte durante l'anno accademico, si trovò una sera dalle parti dei giardini di New College e lì, in passeggiata, incontrò John Hanbury, uno studente del collegio. Si conoscevano, e insieme avevano preso a girare per due o tre volte attorno ai castagni, quando uno sconosciuto si avvicinò e chiese se quelli erano i giardini di Worcester. «Questo è New College» disse Hanbury: «vuole che le indichi la direzione per Worcester?» No, disse lo sconosciuto, voleva solo sapere il nome del posto; e quindi, mostrando un blocchetto da disegno, chiese se avessero niente in contrario a che lui facesse degli schizzi delle.cose lì attorno. «Certamente no» disse Hanbury: «vuole una sedia? La mia stanza è qui a due passi». Poteva benissimo disegnare anche stando in piedi, disse lo sconosciuto; Hanbury e il Professore si allontanarono. «Qual era quel suo paradosso?» chiese il Professore: «quello sulla critica». «Oh, nulla» si schermì Hanbury. «Lasci che io lo ascolti, illustrato da lei. Chiunque apprezzerebbe un buon paradosso. Un Francese sosteneva che il vincolo matrimoniale è comunque dannoso, poiché se la coppia s'era stancata esso li obbligava l'uno verso l'altro controvoglia, e se no era superfluo. Mi piace questa battuta: e a lei?». «Ma il mio non è un buon paradosso» disse Hanbury; «anzi, forse non è neppure tale: comunque sia, non posso evitare di giungere a conclusioni diverse da quelle che esso implica. Secondo me in poesia una critica basata solo sul buon senso è insufficiente: questo è vero, no?». 69

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