Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

Queste scritture di Hopkins Perché l'albero, e la nuvola «Da solo nel bosco... oggi ho scoperto la legge che governa le foglie della quercia». Una passeggiata solitaria quella di Hopkins, al ritmo del passo e del respiro, incontro al bosco, per leggere le sue forme, i suoni, i colori, dalla parte del bosco: un alito di brezza può essere un ciclone per la foglia, un fruscio un fragore per gli occultati abitanti, un graffio una ferita per la pianta. Poi, uno sguardo al cielo, per scoprire nelle nuvole, non informi vapori o occasioni visionarie, ma dati materici, spasmi d'aria inscritti nella logica rigorosa dell'etere. È un'escursione attiva; per seguirne i passi servono lenti nitide, occhiali e canocchiali all'occorrenza, pochi sogni, nessuna allucinazione. La primula gialla non si fa «stella, o sole, o scudo di fata, o vergine solitaria», come osservava Ruskin in polemica coi Romantici, ai quali non perdonava «quella loro vaga nozione di una natura che non avrebbe potuto esistere senza di loro». L'albero e la nuvola; sono certo tematizzazioni forti nella scrittura di Hopkins - e nella scelta quasi tutta inedita che proponiamo in traduzione - ma sono anche referenti discorsuali che più d'altri, come già per molti poeti, si fanno terreno di dichiarazioni esplicite o indirette sulla propria poetica. Proprio qui si preciserà la distanza di Hopkins 63

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