Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

NOTE ' Cfr. The Letters of G.M. Hopkins to R. Bridges, ed. with notes and an introduction by C.C. Abbott, Oxford U.P. (1935), 1970, p. 66, (15 febbraio 1879, «Senza dubbio, la mia poesia pecca di eccessiva singolarità... Come l'aria, la melodia, è ciò che mi colpisce nella musica, e come il disegno nella pittura, allo stesso modo, il disegno, il modello, o ciò che abitualmente chiamo inscape, è quello a cui io aspiro in poesia. È d'altronde virtù del disegno, del modello, e dell'inscape, l'essere distintivi, ed è vizio della distintività l'essere singolare. A questo vizio io stesso non ho potuto sottrarmi» [traduzione nostra]). ' Tutti gli scritti di Gerard Manley Hopkins (1844-1889) verranno pubblicati postumi. Le poesie compariranno nel 1905 a cura di R. Bridges che, insieme a pochi altri amici e confidenti - R. Dixon, A. Baillie, C. Patmore, il Rev. Newman - sarà testimone della parabola poetica e spirituale dell'autore. I diari, i saggi, gli scritti teorici, religiosi ed epistolari (un corpus di oltre 2.000 pagine) verranno pubblicati molto dopo, a cura di vari critici: The Letters of G.M. Hopkins, ed. C.C. Abbott, in tre volumi (Letters to R. Bridges, Correspondence with R.W. Dixon, Further Letters) Oxford U.P. 1935; Journal and Papers of G.M. Hopkins, ed. H. House and completed by G. Storey, Oxford U.P. 1937; The Sermons and Devotional Writings of G.M. Hopkins,' ed. C. Devlin, Oxford U.P. 1939. Per le citazioni attinenti i sermoni ed alcune lettere si è fatto qui riferimento a A HoTJkins Reader, with an introd. by J. Pick, Image Book, Oxford U.P. 1966; tutte le traduzioni, apposte in nota, sono nostre; i corsivi presenti nei testi sono nostre evidenziazioni. ' Di «idiosincrasy» come caratteristica estetica e stilistica di Hopkins ed in relazione alla «difficoltà» di questa scrittura, parla W.H. Gardner in una corposa e fondamentale analisi macrotestuale, G.M. Hopkins. A Study of Poetic Idiosincrasy in Relation to Poetic Tradition, two vol., London 1948-49; un testo probabilmente concepito anche in risposta al dubbioso giudizio espresso dallo stesso R. Bridges sulla «oscurità» hopkinsiana (cfr. «The Oddities of Genius», in Preface to Notes of The Poems of G.M. Hopkins, Oxford 1918). Più recenti contributi specifici, in un'ottica di ispirazione formalista e linguistica sono in Schneider E.W., The Dragon in the Gate: Studies in the Poetry of G.M. Hopkins, Berkeley 1968, e Korg J., Hopkins' Linguistic Deviations «PMLA», vol. 92, n. 5, 1977. Si vedano anche gli interessanti studi monografici di Marucci F.: Il silenzio e la parola, 'Pisa, Giardini, 1977; I fogli della Sibilla. Retorica e Medioevalismo in G.M. Hopkins, Firenze 1981. ' Cfr. Coleridge S.T., On Poesy or Art, in Prose e Poesie di S.T. Coleridge, Milano 1956, ediz. con testo a fronte (trad. di M. Luzi), p. l12, («far sì che la natura divenga pensiero e il pensiero natura... nella simultaneità del piano e dell'esecuzione»). ' Cfr. Parmenides, in The Journal and Papers..., op. cit., p. 127. 56

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