Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

zampa di leone? / Rovistare con tenebrosi occhi nelle mie ossa frante?/ Squassare/ oh, in turbini di tempesta, me qui rammucchiato frenetico di schivarti e fuggire?». " «Se fossi il mio nemico, o tu mio amico,/ come potresti peggio che tu fai, io mi chiedo, / sconfiggermi, frustrarmi?». 11 «Cuore, tu mi incingi/ di queste parole: la nostra notte incombe e ci annullerà». " Ponete mente a un mondo ove contano codesti soltanto, l'un contro l'altro; a una tortura / ove, carnefici di loro stessi, autotormentatori; senza protezione, senza riparo, i pensieri stridono contro i pensieri, in lamenti». ' 9 «Ogni cosa mortale / fa una e una medesima cosa: conclama quell'essere interiore / che in ognuno alberga; si attua, corre le sue vie, io stesso / parla, scandisce; grida: ciò che faccio sono; per questo venni». ' 0 «Oh, la mente, la mente ha montagne; rupi precipitose,/ paurose, impervie, ma da uomo esplorare. Le tenga a vile/ sol chi mai vi stette sospeso. Né lungamente la nostra poca/ resistenza regge a quella scoscesa profondità. Qui! Striscia,/ o misero, sotto un conforto che assiste in un vortice; ogni/ vita la morte finisce e ogni giorno nel sonno muore». " «Mio compagno mortale, che col tuo freddo ritmo/ t'accompagni al caldo ritmo del mio cuore, chi di noi due/ verrà meno per primo alle sue forze, e giacerà, / mucchio di devastate rovine che furono una volta un mondo d'arte?». 22 «Orologio, sinistro iddio, impassibile / spaventose I! cui dito ci minaccia/ e ci élice: «Ricordati!». Traduzione di Luigi de Nardis; I Fiori del Male, Feltrinelli, 1964, p. 148. " «I miei gridi si ammassano in lunghe greggi, si ammucchiano in un prepotente, sovrano / dolore, sconforto del mondo; sopra incudine antica si torcono e cantano,/ poi si sopiscono e scompaiono. La Furia aveva urlato: «nessun indugio;/ lasciatemi incrudelire! Fatalmente devo essere breve!». " «Vedi, ripe, arbusti, / ora, come son folti di foglie! Di nuovo li allaccia/ il cerfoglio sinuoso, oh guarda! e il fresco vento le squote. / Edificano gli uccelli, ma non io, no: soltanto mi sforzo, / enuco del tempo, né genero opera che si desti al giorno. Mandami, o Signo1'e di vita, oh, manda la pioggia alle mie radici». " Foucault M., Le parole e le cose, Rizzoli, Milano 1967, parte I, «Le damigelle d'onore». " Io son fiele, son bruciato nel cuore. Il più segreto decretò divino/ volle che gustassi l'am. aro, e gustassi di me stesso;/ le ossa eresero, la carne vestì, e colmò il sangue la maledizione./ Un fermen to prodotto dal mio spirito guasta una inerte pasta./ Intendo che i dannati sono così, afflitti/ come son io, dal loro proprio sudare, ma con maggior dolrre». " Il riferimento è al saggio dedicato a Hopkins ne I funambuli di Giorgio Melchiori, Einaudi, Torino 1963, e al nostro saggio, già citato, nel n. 48 della rivista. 33

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==