Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

diversa: ordinatrice di una novità nella fenomenologia amorosa, non mero accessorio, rilevatore dell'invecchiamento della donna amata. Il tema non è estraneo al Marino: è sufficiente sfogliare la Lira, parte prima, per imbattersi in un luogo analogo, il sonetto «Amor, non dissi il ver, quando talora»•. A un quarantennio di distanza (i due sonetti tassiani erano comparsi a stampa nel 1567) il tema dello specchio, ormai codificato all'occhio sensibile del napoletano, non si carica di particolari artifici retorici, tanto da apparire in piena nudità (v. 13) come «vetro»; ma la lettura del testo schiude un punto di osservazione estraneo al Tasso, di doppia consistenza. Ai vv. 3-4 del sonetto «A' servigi d'Amor», l'amantecortigiano gode dell'immagine s:peculare dell'amata (di cui si appropria metaforizzando il rapporto occhi-specchio): nel Marino, a rovescio, è l'amata a godere della propria «ombra», relegando il poeta in una posizione separata, in cui trova spazio solo l'ammonizione sulla fugacità della «forma mortale», pronunciata da chi, da ultimo (vv. 12-14), non partecipa di un godimento neppure visivo. Ma, fatto ancora più rilevante, mentre nel Tasso, al centro del primo sonetto, l'amata «volgea» gli occhi alle bellezze specchiate e poi «ver' me girolle» (con metafora occhi : arme), la donna mariniana fissa il proprio sguardo sulla superficie dello specchio isolandosi in un doppio gioco di sguardi non comunicanti: amante-amata (che si specchia) e amatasua «ombra» (e perciò: amata come amante di se stessa, rivale dell'amante-poeta). Ritenere in ciò adombrate le componenti di un ricorso figurativo tutto barocco, come quello del mito di Narciso, è fin troppo semplice; la funzione dello specchio, peraltro, investito del significato di rilevatore dell'età e del suo trascorrere, è perfettamente sovrapponibile all'analoga funzione della superficie dell'acqua in altri luoghi (ad esempio, il madr. «Fatti pur specchio il fiume>/), ed introduce le medesime riflessioni sull'inarrestabile fluire dell'esistenza. Non vi ·è nulla di più 191

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