Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

Nei quattro versi finali la concentrazione dei rapporti fonetici è massima, come l'esecuzione a voce alta lascia subito intendere. La quantità di monosillabi fna loro risonanti crea un effetto molto marcato, con una co,stante articolatoria fra le vocali basse /re/ e /a/ e l'alta /i/. Il climax è al suo apice nel dittongo /ai/ che sottolinea non solo la massima distanza articolatoria, ma anche il vertice di drammatizzazione semantica. Basta riportare il primo abbozzo degli ultimi due versi per vedere dileguarsi, in una versione sintattica appianata, tutta quella perfetta concentrazione, insieme al gioco del dittongo /ai/. In spoons have seen my masque played and how tame My tempest and my spitfire freaks how fussy. Lo spitfire si è come decomposto, nella versione finale, in spy e fire; mentre i freaks, taciuti, sono entrati nello specchio mirrored, della seconda versione, a rappresentare l'immagine stessa del poeta riflessa nel cucchiaio ben lucidato. Il sonetto 69 con la sua struttura compatta rappresenta un punto finale, un esito definitivo verso cui tendono tutti i sonetti «terribili».· Come avremo modo di seguire nelle prossime campionature del nostro svolgimento tematico, in tutti quei sonetti persiste fittissima la rete dei parallelismi fonologici e grammaticali. Ciò che muta rispetto ai sonetti gloriosi è messo in luce da Serpieri, il quale osserva: Il fortissimo parallelismo fonologico permane, ma non corrisponde più in alcun senso ad un parallelismo ontologico: si incanala piuttosto verso una struttura modulare, priva di soluzione verticale, internamente drammatica•. Dunque prevale nell'ultimo Hopkins un sistema binario esclusivamente «psicologico» (in opposizione al precedente sistema· «ontologico»): 15

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