Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

Parlare col fumetto notes magico Diario di lavoro di Guido Crepax I disegni sono parole. Le parole sono disegni. Almeno così dovrebbero essere in quel particolare « genere » o « espressione artistica » che si chiama « fumetto » ( che brutto termine! Ho sempre avuto l'impressione che non si poteva trovare una parola peggiore di questa. Purtroppo temo che noi disegnatori e scrittori di storie per immagini, dovremo continuare a servirci di questa etichetta, in attesa che qualcuno ci inventi una nuova identità). Dunque i disegni sono parole, perché i disegni, o meglio una serie di disegni in sequenza, raccontano una storia. Allora le parole sono inutili? In molti casi, direi di sì. Un disegno, o un quadro, difficilmente è sufficiente a esprimere un pensiero. In passato ci sono stati quadri che hanno raccontato o ricordato un avvenimento, già conosciuto dall'osservatore. Così il quadro di Goya della fucilazione dei patrioti spagnoli è una testimonianza della tragicità dell'occupazione della Spagna da parte dell'esercito fra:i;icese al principio dell'800. Il fumetto, come il cinema, ricorre a un mezzo partico1 armente efficace nella creazione di una suggestione: la sequenza. Mentre un disegno solo, un fotogramma solo, non può farlo, una serie di disegni con soggetto diverso, può raccon157

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