Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

della protesi di cui abbiamo parlato gli anni scorsi e che si ripresenta qui come elemento utile alla fine del1'analisi, la pala che permette di pestare la merda. C'è la produzione di un bambino, ma non nella sua nota alta, bensì nella sua nota bassa: lo stronzo. E c'è infine la teoria, una teoria che riporta con la strana frase che viene conclamata: non sottovalutare i pensieri oziosi di una persona intelligente, riporta in gioco la « sciocchezza » del piccolo Hans. La fine dell'analisi non nasconde infine la questione dei fratelli. Il compromesso che la passe come fine dell'analisi avrebbe dovuto segnare in una fantasia di Lacan che poi non si è realizzata, era quello che l'esistenza dei fratelli non fosse più intollerabile. La questione come mi sembra venga posta nell'ambito della Società di psicoanalisi è di tipo legalistico, tende ad assicurare a ciascuno dei fratelli un suo posto precostituito dal fatto che l'inizio della didattica è contemporaneo all'analisi personale, e garantito in quanto l'esistere dell'analista non è sfidato appunto dalla sua capacità, per esempio, di affermarsi come clinico e come teorico di fronte all'altro analista, ma viene per ciascuno garantito dalla Società. Questo sogno ripresenta una verità che è drammatica e che è quella che ha presenziato ad ogni fondazione di città, ad ogni tracciato di strada e di confine. Non sottovalutare i pensieri oziosi di una persona intelligente sta a dire in questo sogno che la palata che conclude la strada è la stessa che uccide il fratello Remo, è la palata che schiaccia lo stronzo. Tuttavia la funzione della protesi è duplice in quanto si nutre dell'esistenza dell'altro. Il manico della pala è così lungo che mantiene l'altro in vita. In questo sogno, della triade originaria del desiderio, manca il primo termine: siamo risaliti da bambino a 52

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