Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

Se prima abbiamo collocato questa domanda nel momento che prelude l'insorgenza della fobia, quello che stiamo dicendo adesso ci permette di collegarci con un tempo successivo, quello dell'adolescenza. Questa fantasia del diventare si ripresenta infatti nella vita del bambino che sta per diventare adulto, ma accompagnata questa volta da un completo «disastro». Capacità che tramontano,· bravure che cominciano a deperire, abilità insostenibili, che il soggetto stesso non riesce a sopportare. C'è qualcosa di insostenibile nel fatto di «saper fare». E la silhouette «richiama» l'imperizia. In uno scritto del 1920 intitolato Matematica, Ferenczi osserva come la psicoanalisi non abbia affrontato le questioni relative al talento: per esempio al talento matematico che si accompagna di solito alla passione per la musica e che, come suggerito da alcuni, a volte non è disgiunto da una completa idiozia in altri campi. Ferenczi distingue tre fasi della breve storia della psicoanalisi fino a lui. La prima, che egli definisce drammatico-catartica, rivaluta l'influenza dell'ambiente e di eventi particolari in contrasto con la tecnica psichiatrica che spiegava tutto in base alle nozioni di ereditarietà e costituzione. Nel secondo periodo si afferma la «teoria della libido» di Freud per spiegare in base ad essa lo sviluppo dell'individuo con un'attenzione anche allo sviluppo del pensiero in campo artistico, scientifico ecc. In questo periodo lo studio della costituzione, utile a comprendere anche il talento, viene riscoperto limitatamente però alla forma della «cÒstituzione sessuale» che la psicoanalisi fin qui privilegia. Terza fase, la metapsicologia: ed è a questo punto che la psicoanalisi dovrebbe scoprire gli aspetti e i moventi formali e quantitativi nonché la sfera delle disposizioni e dei talenti. Parallelamente, forse proprio nello stesso anno 1920, 34

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