Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

fuoco con biglie di agata. Quando egli lancia con furia la sua biglia accade un miracolo: le figure spezzate si autoricompongono, diventano vive e svaniscono contro il muro. L'avversaria, al culmine della rabbia, gli dà uno schiaffo, al quale egli reagisce baciandola. La ninfa getta un grido e lui viene buttato fuori dal giardino. Alla fine si ritrova bagnato fradicio in un terreno altrettanto inzuppato d'acqua. Guardandosi intorno per trovare nel muro la porticina d'ingresso del giardino, nota una fontana nelle vicinanze. Anche se l'intera favola può essere interpretata come una fantasia di nascita, ci lascia tuttavia perplessi il modo del recare alla vita, che avviene con un lancio - naturalmente - della mano. Potrebbe venirci in mente di ravvisare in ciò la teoria sessuale infantile di Goethe (che il padre lanci con la mano qualcosa contro la madre); ma anche il signoreggiare sulla morte è di nuovo un lancio; un lancio quale è realizzato, secondo l'interpretazione di Freud della scena dei piatti buttati giù. Dall'osservazione degli organi risulta dunque che la mano signoreggia la vita e la morte. Anche un altro, piccolo, ricordo di Goethe è, per noi, interessante. Goethe descrive, subito dopo questa favola, il modo in cui si esercitava a sopportare stoicamente il dolore corporeo. Cito in proposito: « quando ci si picchia alternativamente con due dita o con tutta la mano sino al completo stordimento dell'arto, o quando si sopportano in determinati giochi, dolorose percosse con maggiore o minore compostezza... » 5 • Esaminando a fondo l'erotismo della mano possiamo giungere a un buon risultato di analisi anche per quanto riguarda la seconda premessa, cui facevo poc'anzi riferimento, e cioè, la bellezza corporea. Goethe da piccolo ebbe il vaiolo (primo libro). « Il corpo era completamente coperto dal vaiolo, anche il viso non ne era stato risparmiato; giacqui a letto per molti giorni, cieco e in preda 158

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