Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

Ferenczi doveva infatti sperimentare sulla sua persona quanto fosse vero quello che era andato, in un certo senso, rimproverando a Freud: non avergli cioè analizzato il transfert negativo. Le analisi che poi furono chiamate didattiche erano allora molto brevi e sommarie: il primo a sottoporvisi, Stekel, pare la praticasse per non più di una settimana, Ferenczi, per due quindicine nei periodi di licenza dal servizio militare, Jones, per poco di più. Il transfert negativo di Jones doveva appunto manifestarsi nel trattamento ingeneroso che riservò a Ferenczi, col mettere nel conto di un'involuzione neurologica per anemia perniciosa, la produzione dei suoi ultimi anni: quando Ferenczi, pur gravemente malato, scrisse, senza ombra di dubbio, le sue cose migliori ed espresse, proprio con le sue divergenze, la sua spiccata originalità. Il termine con cui indichiamo una delle più gravi alterazioni mentali - delirio - è etimologicamente una metafora tratta dal lavoro dei campi: de-lira chi esce dalla linea retta del solco; orbene, anche il colono più rispettoso di questa rispettata esigenza geometrica dovrà, se incontrerà sul suo cammino un albero o una roccia, temporaneamente divergere per poi rientrare nel solco (lira, è in latino la cresta fra due solchi) e proseguire con « dirittura» o « rettitudine», « orto-dossa » (retta opinione). Fu quel che accadde a Ferenczi, che non delirava quando scriveva « Confusione delle lingue fra adulti e bambini», l'anno stesso della sua morte, come non delirava cinque anni prima a proposito del « L'elasticità della tecnica psicoanalitica»; bensì, come osserva Grumberger, nel tempo che veniva tracciando il più importante dei suoi contributi, implicitamente contestava a Freud di aver frainteso il suo infantile, insoddisfatto e forse inesauribile bisogno di amore materno e simbiotico come una richiesta di amore paterno-omosessuale; e cominciava fin d'allora la contestazione di 124

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