Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

in uno scambio tra parola e cosa in cui i due termini mantengono la loro differenza, come qui Benjamin fa intendere; « ... non ,S'arebbe impossibile che le correspondances possano qui giocare una parte importante, nel momento i.in cui è una parola a ,suscitare un'immagine; così ,l'immagine pot , rebbe determinare tl significato della parola, o anche la parofa il significato dell'immagine » 11• L'approdo finale dell'allegoria per BenJa:min è perciò la forma di un enigma che non aHende , soluzione, e che proprio dall'oblio del -senso che lo ha costituito fa scaturire la scinti1la ermeneutica. ScintiUa che nasce e si alimenta sul -riconoscimento del perduto, in cui solo divengono possibili delle immagini di salvezza. Giorgio Maragliano NOTE 1 Confronta al -riguardo J. Pepin, Mythe et allégorie, Montaigne-Aubier, Paris 195'8. 2 Essenziali a questo proposito sono gli studi di Yates F., compendiati in L'illuminismo dei Rosa-Croce, Einaudi, Torino 1976. 3 Dobbiamo tale osservazione alla lettura del ,saggio di de Man P., La retorica della temporalità, compreso nell'edizione italiana del suo libro Cecità e Visione, Liguori, Napoli 1975. li saggio of.fre una ricostruzione assai perspioua dell'allegoria moderna. 4 Su questo punto, come d'altronde su tutte le questioni trattate, vedi Benjamin W. , Ursprung des deutschen Trauerspiels, in Gesammelte Werke I,I, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1974, e in particolare pp. 255-270. s Una ,lettura specularmente opposta ma complementare a quella benjaminiana del fenomeno dell'aHegoria si trova in Foucault M., Le parole e le cose, Riz:mli, Milano 19703. Mentre Benjamin mette l'accento sulla separazione tra segno e significato nell'allegoria, Foucattlt pone in evidenza· il rapporto di somiglianza e di analogia che i due poli intrattengono neHa « prosa del mondo ». 183

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