Il piccolo Hans - anno VII - n.26 - aprile-giugno 1980

• notes magico Il notes magico di Walter Benjamin. « Si può paragonare il critico al paleografo davanti a una pergamena il cui testo sbiadito è ricoperto dai segni di una scrittura più visibile che si riferisce ad esso. Come il paleografo non può che cominciare a leggere quest'ultima, così il critico non può cominciare che con il commento». « La superficie del notes magico è completamente pulita ed idonea a scrivere nuove annotazioni. Eppure è facile costatare che si è conservata sulla tavoletta di cera la traccia permanente delle cose che erano state scritte e che, con un'illuminazione appropriata, esse ridiventano leggibili». E' un abbaglio, o vi è molto in comune tra questi due passi? Il primo si riferisce al lavoro del critico, volto, si dice più avanti nello stesso testo, a individuare, attraverso il « tenore cosale », il « tenore di verità»; il secondo a quello dell'analista (e dell'analizzante). Il primo è di Walter Benjamin, nel saggio sulle Affinità elettive di Goethe (e vi ha recentemente richiamato l'attenzione Giorgio Agamben in Infanzia e storia, Torino, Einaudi, 1978, p. 126); il secondo di Sigmund Freud, «Nota sul 'notes magico '» (Opere, X, Torino, Boringhieri, 1978). Ma si badi alle date di stesura. · Benjamin pubblica il suo scritto su Goethe nella «Neue Deutsche Beitrage», aprile 1924 e gennaio 1925; Freud re­ dige la sua «Nota» nell'autunno 1924 e la pubblica nella « Intern·ationale Zeitschrift ftir Psychoanalyse», 1-5, 1925. (m.s.) Rima e dimenticanza. E' un luogo comune della psicologia . associativa che la rima aiuti a ricordare. Su questo prin- 132

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