Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

e questo rifugio sono fragili e illusori. Rischiano di fare della teoria una finzione narrativa, e della critica del­ l'economia politica una cri•tica deH'ideologia. Solo nella difesa da questo rischio si può impiantare e seguire i , l tracciato avventuroso della domanda: che importa chi parla? E nella interrogazione di alcuni testi, nella rate esplicita o niascosta delle citazioni, nella -escursione, non programmata ma neppure innocent,e, verso .i testi più frequentati, e amati, al discorso sull'autore da tanto in questione queste pagine possono aggiungere qualche po­ stilla o annotazione, e insomma possono riproporlo, quel dfscorso, ancora una volta. In poche considerazioni. l. Scrivere per non morire, diceva Blanchot. Ma l'af­ formazione, in oui è raccolta ila fatica di Sheherazade, che, nelle Mille e una notte, fino all'alba raccontava, per allontanare l'evento della . ,morte, è rovesciata nel­ l'affermazione: scrivere è morire. Che può intendersi come il calco, più secco e deciso dell'originale, del detto popolare: partire è un po' morire. E scrivere è intra­ p11endere un viaggio, è navigare nell'avventuroso pelago del testo. Partendo si muore al rapporto che dava radici al corpo donandogli forti ililusioni di vita, invadendolo di futuro - . Ma persiste una difesa da questa morte, un diaframma che illude ancora di partecipare alle rndici: il Ticordo, che con la partenza si alimenta e prende i:l posto dei giorni passati, li fissa in una vita immaginosa, li frappòne :tra la morte quotidiana fuori dell'origine e una inesorabile perdita, un impossibile ritorno di ciò che è stato. Lo ·svolgersi empirico del ,soggetto, nella scrittura, il suo prodursi in figuJ1e e in grappoli di senso (o il suo dissemin;:trsi ?), la stessa juissance che fluisce nella pratica scrittura�lettura, nella nascita di testi in­ chiodatti alla contraddizione di, essere ila ripetizione nel luogo ,della produzione e la regJ1essione nel luogo della trasgressione, tutto questo costituisce l'artificio e la di- 264

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